di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale UGL

Il dibattito sulla riforma del sistema pensionistico si fa sempre più attuale, dato che tra poco scadrà Quota 100, misura voluta dal governo Lega-M5s, nata come sperimentale e di durata triennale, ormai arrivata alle sue fasi conclusive. Sembra francamente improponibile l’idea di uno scalone che cambi repentinamente l’età pensionabile e i requisiti richiesti da un giorno all’altro, a cavallo fra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, creando evidenti disparità fra i lavoratori. Altrettanto sbagliato sarebbe un ritorno, per quanto graduale, alla legge Fornero, rivelatasi ormai fallimentare. Una legge che era fondata sulla logica miope dell’austerity, del risparmio a tutti i costi, concentrato essenzialmente sugli strumenti basilari dello Stato Sociale, previdenza in primis. Che stabiliva, in spregio ad ogni realistica considerazione sulle effettive condizioni psicofisiche dei lavoratori più in là con gli anni, un collegamento diretto tra età pensionabile ed aumento dell’aspettativa di vita, immaginandola in perenne ascesa e invece ora, tra l’altro, diminuita a causa del Covid. Il tempo stringe, ed è arrivato il momento di porre al centro dell’agenda politica del Governo la questione di una riforma equa e sostenibile del sistema pensionistico. L’assioma “Fornero” consisteva, sostanzialmente, nel risparmiare allungando l’età pensionabile a oltranza, non considerando, però, non solo le ricadute negative di questa visione sui lavoratori anziani direttamente interessati, ma anche sulle aziende, impossibilitate a un turn-over, sui giovani, marginalizzati ed esclusi da molti posti di lavoro, quelli più strutturati, con danni per le nuove generazioni e nel complesso per la società italiana. Pare che il nuovo ministro del lavoro, Andrea Orlando, sia intenzionato ad un dialogo – auspicabilmente ampio e inclusivo – con le parti sociali ed a tener conto delle proposte di modifica della Fornero avanzate dai diversi attori. Sembrerebbe assodato, ce lo auguriamo, che la stagione dell’austerità appartenga ormai al passato. Questo è senz’altro un merito di Quota 100: non solo aver permesso a molte persone di andare finalmente in pensione e aver aiutato tanti giovani e meno giovani a trovare un lavoro, ma anche aver scardinato una visione che appariva inattaccabile. Al punto che adesso anche molti detrattori della misura “gialloverde” – mossi nella maggior parte dei casi da un approccio ideologico – sono consapevoli del fatto che non si dovrà tornare alla situazione precedente. Già questa è una piccola vittoria. Dal canto nostro, ci opporremo a qualsiasi ipotesi di arretramento delle tutele e proporremo strumenti che sostengano la flessibilità e che accompagnino i lavoratori nel percorso di uscita dal mondo del lavoro, l’unica soluzione non solo socialmente, ma anche economicamente sostenibile.