Industria oltre la crisi
La pandemia da Covid-19 ha evidenziato la fragilità del comparto industriale del nostro Paese; molte crisi, però, vengono da lontano: la Fiat a Termini Imerese, Ilva di Taranto e Genova, la ex Lucchini di Piombino, la Thyssengroup di Terni, Whirpool di Napoli. In Campania e in Puglia la crisi degli stabilimenti di Aerostrutture del gruppo Leonardo e le aziende dell’indotto è stata amplificata dalla pandemia e dalla crisi del trasporto aereo con la riduzione del 85% dei voli per tutte le compagnie aeree mondiali. Crisi storica anche per Piaggio Aereo tra Genova e la provincia di Savona, e infine la Embraco di Riva di Chieri (Torino), azienda del gruppo Whirpool per produzione di compressori di frigoriferi. Questi sono solo alcuni esempi delle crisi di aziende produttive italiane e moltissime altre sono in attesa di soluzione attraverso la mediazione del Ministero dello sviluppo economico, dove sono oltre 160 le crisi aziendali che aspettano una risposta. Dietro queste crisi ci sono centinaia di migliaia di lavoratori e famiglie che aspettano una sicurezza occupazionale che finora non hanno avuto. L’Italia è un paese manifatturiero e ancora oggi siamo il secondo in Europa dopo la Germania, ciò non di meno stiamo perdendo fette importanti sui mercati interni e internazionali data la concorrenza spietata da parte dei paesi emergenti.

La transizione possibile
Uscire dalla crisi significa anche puntare sull’innovazione, sulla digitalizzazione dei processi produttivi e della pubblica amministrazione, in un’ottica di semplificazione, e sulla transizione green. Il tema dell’innovazione rappresenta una costante nell’ambito delle programmazioni comunitarie, in quanto non esiste settore di crescita e sviluppo territoriale, sociale ed economico che non sia interessato da processi di innovazione e ricerca. Conseguentemente, l’Accordo di partenariato della prossima programmazione dovrebbe supportare prioritariamente il trasferimento tecnologico e il rafforzamento delle reti tra ricerca e impresa, nell’ambito di una nuova strategia di politica industriale. Ricerca e sviluppo che ritroviamo anche nella digitalizzazione e nella transizione verde. Non possiamo considerare la transizione ecologica senza lo sviluppo dell’economia circolare, attraverso la riduzione degli sprechi, in particolare dell’acqua, valorizzando l’economica degli scarti, spostando l’attenzione della catena produttiva dalla raccolta e gestione di rifiuti verso l’inizio della stessa, perfezionando così il design e la progettazione. Sul versante energetico, servono politiche fiscali adeguate, per la ristrutturazione edilizia, la modernizzazione delle reti, la mobilità sostenibile, l’innovazione.