Il ruolo dello Stato nella attività di promozione sui mercati internazionali è fondamentale. La lotta alla contraffazione diventa decisiva: ogni anno vanno in fumo 24 miliardi di euro

Turismo, made in Italy, agroalimentare sono fra loro strettamente interconnessi. Uno trae linfa vitale dagli altri. Il turismo italiano, come del resto il sistema economico italiano, è caratterizzato da dimensionamento aziendale piccolo e micro. Questo rappresenta la sua forza e, contemporaneamente, la sua debolezza. Stando così le cose, à lo Stato a dover sostenere le politiche di promozione del turismo che non possono fare le microimprese, oltre a realizzare le infrastrutture materiali ed immateriali necessarie. Servirebbe un piano strategico di marketing internazionale; sostenere l’adeguamento delle competenze delle imprese turistiche e della cultura dell’ospitalità, realizzando un modello italiano di qualificazione delle aziende del turismo; adottare un piano per la diversificazione e l’incremento dell’offerta turistica italiana, attingendo all’immenso patrimonio culturale ed ambientale. Fondamentale è anche la digitalizzazione dell’offerta turistica italiana e la connessione tra turismo e promozione dei prodotti italiani, nel settore agroalimentare e non solo. I prodotti di qualità rappresentano, unitamente alle bellezze del territorio (l’Italia è ancora il primo Paese al mondo per siti Unesco), un formidabile volano di promozione. Ma il made in Italy è costretto a subire la concorrenza sleale data dalla contraffazione dei marchi con un impatto economico stimato in circa 24 miliardi di euro all’anno e ripercussioni sul mondo del lavoro nell’ordine di quasi 100mila addetti in nero. Senza contraffazione, il numero di occupati crescerebbe dello 0,6%, con un incremento di produzione e di reddito annui pari a 19,4 miliardi di euro: ciò si tradurrebbe in una crescita del prodotto interno lordo nazionale per oltre 7 miliardi. In questo senso, il coinvolgimento e la responsabilizzazione della grande distribuzione organizzata all’interno della filiera agroalimentare italiana, pesca compresa, è un obiettivo fondamentale al fine di tutelare il valore e il lavoro nel settore, soprattutto considerando il suo potere nella determinazione dei prezzi, l’essere lo sbocco principale dei prodotti alimentari, agricoli e ittici, rendendolo attore principale nella tutela dei redditi da lavoro del settore, anche nell’ottica del contrasto a reati quali l’agropirateria e il caporalato. Fondamentale sarà anche la partita del contrasto alla proposta europea del Nutriscore o etichetta a semaforo, che mina fortemente la qualità dei prodotti alimentari del made in Italy, promuovendo messaggi nutrizionali fuorvianti che renderebbero i nostri prodotti d’eccellenza nocivi per la salute.