Il mondo del lavoro sta cambiando velocemente, fra piattaforme web e Multinazionali

Già prima della pandemia, il mondo del lavoro stava cambiando; il Covid-19 ha imposto novità con una velocità inimmaginabile prima. Si pensi, a titolo di esempio, allo smart working che, da fenomeno di nicchia, è diventato uno strumento con una ricaduta sociale enorme che porterà a rivedere la stessa organizzazione delle città. Il mondo del lavoro, da quando la Rete è diventata accessibile a tutti, ha generato nuove concezioni di lavoro e di professioni; tipologie completamente inedite e inimmaginabili sino a qualche decennio fa. In questo contesto di galoppante digitalizzazione, unito a una crisi mondiale, si è sviluppata l’economia digitale o meglio la ormai nota a tutti Gig Economy, il cui termine “gig” si fa risalire addirittura allo scrittore statunitense Jack Kerouac per indicare un lavoro saltuario. in Italia siamo abituati a chiamarlo lavoretto, un’attività – teoricamente – poco impegnativa che non richiede una formazione specifica e che può essere svolta in un ristretto arco temporale, in buona sostanza dei lavori contrapposti a quelli che identifichiamo come tradizionali. Nasce così, quella che oggi è l’economia tra le più recenti e discusse, che comprende un’ampia ed eterogenea tipologia di settori, accomunati tutti dalla fornitura e dallo scambio di beni e servizi, attraverso l’uso di una piattaforma web. In una descrizione semplificata del fenomeno, i proprietari di una piattaforma digitale assumono il ruolo di intermediari, tra chi riceve un servizio (il consumatore finale) e il lavoratore (identificato come Gig worker). In Italia, l’attenzione per la Gig Economy, si è polarizzata, soprattutto sulla condizione dei lavoratori del food delivery, con la discussione relativa all’inquadramento autonomo o subordinato. La Ugl, con la sottoscrizione del contratto collettivo con Assodelivery, ha indicato la strada da percorrere. Le piattaforme rappresentano, altresì, uno spezzone importante dell’universo delle Multinazionali. Quelle più tradizionali di queste non sembrano brillano per responsabilità sociale, questione che attiene anche ad una parte del sistema creditizio, soprattutto nel momento in cui si impone al personale dipendente di porre in essere comportamenti aggressivi. La chiave di volta, in tutti questi casi, è nel rafforzamento delle relazioni industriali. Torna quindi di attualità, e non potrebbe essere altrimenti, la necessità di dare attuazione all’articolo 46 della Costituzione sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese. Un concetto, quello della partecipazione, che parte da Mazzini e Corridoni per arrivare ai nostri giorni.