Lo sostiene l’Istat, calcolando l’eccesso di mortalità durante la prima ondata
Tra marzo e aprile del 2020, la Sars-CoV-2 è stata la seconda causa di morte, dopo i tumori. A riferirlo è l’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, in un rapporto che ha calcolato la mortalità in eccesso nel corso della prima ondata di contagi. E in numeri sono impressionanti. Tra marzo e aprile dell’anno scorso, i decessi in eccesso sono stati 49mila rispetto alla media dello stesso periodo nei cinque anni precedenti. Non tutti sono attribuibili al Covid-19. Lo è “solo” il 60% – i deceduti positivi al coronavirus sono stati 29.210 –, il 10% a polmoniti e il 30% ad altre cause. Da notare che l’Istat ha osservato che i decessi sono aumentati in quasi tutte le principali cause di morte, con l’incremento più consistente che è stato registrato per le polmoniti che sono triplicate. Tornando all’impatto del coronavirus, dall’analisi emergono forti differenze a livello territoriale: l’aumento di mortalità si è concentrato specialmente nelle regioni del Nord-Ovest (e non è un caso, considerando che i primi focolai sono esplosi proprio tra la Lombardia e il Veneto). In quest’area del Paese, i decessi in più sono stati 34.449 con un raddoppio dei casi e un effetto dovuto all’invecchiamento della popolazione parecchio modesto e quantificato in 1.833 decessi in più. «Sul totale dei decessi per Covid-19 – ha concluso l’Istat – circa l’85% è di individui di oltre 70 anni» mentre «tra i 50-59enni un decesso su cinque è dovuto al Covid-19».