A sostenerlo uno studio realizzato dall’Università di Oxford

I pazienti positivi al Sars-CoV-2 hanno maggiori probabilità di essere colpiti da una trombosi venosa cerebrale – termine tecnico che indica una rara coagulazione del sangue, a volte fatale – rispetto al normale o rispetto a chi si è sottoposto al vaccino contro il coronavirus. A sostenerlo è uno studio, realizzato da Paul Harrison e da Maxime Taquet del Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Oxford e del NIHR Oxford Health Biomedical Research Center, ancora parziale poiché i dati a disposizione aumentano giorno dopo giorno. Al momento, l’indagine rivela che la trombosi venosa cerebrale è più frequente in occasione di un’infezione da Covid-19 rispetto al normale o dopo una vaccinazione contro il coronavirus: nel primo caso, il rischio è cento volte maggiore; nel secondo, invece, il rischio è compreso tra le 8-10 volte, a seconda del vaccino somministrato. Lo studio, che si basa sui casi segnalati dalle autorità sanitarie, sottolinea che su oltre 500.000 pazienti Covid-19, la CVT si è verificata in 39 su un milione di casi. In oltre 480.000 persone che hanno ricevuto un vaccino mRNA COVID-19 – nota a margine: in vaccini mRNA sono quelli prodotti da Pfizer o da Moderna –, la CVT si è verificata in 4 su un milione e in circa 5 persone su un milione dopo la prima dose del vaccino AstraZeneca-Oxford University. Cosa significa? Che rispetto ai vaccini con mRNA, il rischio di una Cvt da Covid è circa 10 volte maggiore, mentre, rispetto al vaccino AstraZeneca, il rischio di una CVT da Covid è circa 8 volte maggiore.