Dall’ex Ilva ad Alitalia, occorre un «terreno pari» nella concorrenza globale. Così ha indicato il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, in audizione alle commissioni riunite Attività Produttive di Camera e Senato

La pandemia e la conseguente emergenza economica ha reso la concorrenza, globale e non solo, ancora più spietata? La risposta è arrivata dal ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, in audizione nelle commissioni riunite Attività Produttive di Camera e Senato: «Il Governo ha delle leve, ma molte di queste sono o condizionate o devono essere coordinate a livello europeo. In molti settori – ha aggiunto – diventa difficile reggere la concorrenza. Occorre un terreno, in termini di concorrenza, pari a livello globale». A che cosa si stava riferendo in particolare il ministro? I problemi principali si chiamano Alitalia (o la nuova ITA) e ex Ilva o Arcelor Mittal, che dir si voglia, nella quale ieri è appena entrato ufficialmente lo Stato, ma anche sulle presunte, perché mai notificate da Stellantis, operazioni societarie su Iveco rispetto alle quali «ci sono in gioco interessi strategici e per questo è da valutare l’utilizzo del Golden Power». Sostiene Giorgetti: «Immaginiamo che nel 2025 produciamo a Taranto acciaio a emissioni 0: se la concorrenza produce con il carbone, vuol dire che la concorrenza di prezzo sarà insostenibile senza sussidi dallo Stato. Occorre che il terreno di concorrenzialità a livello globale sia posto a livello di parità». D’altronde, come ha fatto notare lo stesso Giorgetti, «siamo di fronte a una situazione di emergenza che si inserisce nella rivoluzione digitale e di transizione energetica ecologica che ridisegnerà il sistema economico» e che non può non porre questioni di concorrenza. Stesse difficoltà che si incontrano per il dossier Alitalia. La concorrenza non è soltanto globale, mondiale, è anche più circoscritta. Le trattative a livello europeo per il futuro di Alitalia «sono in corso anche in queste ore e l’obiettivo del governo è di provare ad individuare un nuovo vettore di proprietà pubblica che sappia giocare un ruolo per gli interessi nazionali ma che abbia anche un equilibrio economico aziendale», non facile anche a fronte di previsioni sul trasporto aereo «sia per il 2021 che per il 2022 alquanto aleatorie». Non solo perché «noi partiamo da una situazione giuridica diversa da quella di altri Paesi» ma anche perché Bruxelles continua a chiedere ulteriori informazioni al Governo italiano sui 3 miliardi di euro di aiuti, mentre l’Italia deve agire in fretta per ridisegnare un nuovo scenario e per dare risposte a sindacati e lavoratori.