Dossier Alitalia e Piano vaccinale, due grandi nodi da sciogliere. Oggi appello dei lavoratori al Capo dello Stato, domani l’audizione dei sindacati. In arrivo questa settimana circa due milioni e duecentomila dosi di vaccino

Settimana decisiva per il dossier Alitalia e per il piano vaccinale. Proprio ieri, il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, su Alitalia ha dichiarato che «sono attese per la fine di aprile le sentenze per gli aiuti di Stato». Non solo, auspicando che la trattativa in corso con la Commissione UE porti ad una «soluzione positiva», ha tenuto a sottolineare che «se fossimo stati proni alle richieste la trattativa si sarebbe chiusa tre mesi fa». Ma è altrettanto vero che «la nuova compagnia sarà molto diversa, molto più ristretta per rotte e velivoli», ha aggiunto. Ma i sindacati non apprezzano il nuovo piano. Così anche i lavoratori, alcuni dei quali, anticipando l’audizione di domani dei rappresentanti di Filt Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti e Ugl Trasporto Aereo presso le Commissioni riunite Trasporti e Attività produttive della Camera, hanno rivolto un appello al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affinché intervenga nel dossier Alitalia che rischia «di finire in modo inglorioso». Quello dei lavoratori è «un estremo tentativo per riaprire la discussione», soprattutto perché «fatichiamo a capire le ragioni» del progetto del Governo che «ha intenzione di creare un nuovo vettore ex novo, con costi sociali elevatissimi». Per i lavoratori «lo Stato potrebbe rilevare l’attuale vettore (che dispone di flotta e abilitazioni varie), ristrutturarlo e porre le basi per costruire finalmente una Compagnia aerea». La loro convinzione è che, a fronte dell’approvazione di prestiti giganteschi ad Air France e Lufthansa, la UE non possa «opporsi in un altro gioco dalla doppia morale come nel ’98». Senza dimenticare che «il nuovo vettore, ITA, non potrebbe avere un futuro, a causa delle restrizioni imposte da una Ue che ha rilevato 108 punti di infrazione di regole in questa manovra». Infine, ma non ultimo – e semmai ancora più decisivo per il rilancio dell’intero Paese – il piano vaccinale. Si sa, le dosi scarseggiano in tutto il Paese, ma in questa settimana o al massimo entro otto giorni si capirà se l’Italia riuscirà a recuperare tempo sulla tabella di marcia. L’obiettivo, fine settembre 70% della popolazione immunizzato, stabilito dal Generale Figliuolo è già frutto di una revisione al ribasso: 300 mila dosi al giorno, non più a 500 mila, a causa dei ritardi nelle consegne delle case farmaceutiche. Intanto da oggi, fino a mercoledì, è previsto un nuovo carico settimanale Pfizer, circa 1 milione e mezzo di dosi, più altre 400mila di Moderna e altre 360mila, di cui 184.800 Johnson & Johnson e le altre 175.200 AstraZeneca. Circa due milioni e duecento mila dosi in tutto. Nel frattempo, l’Ue è ancora in attesa di risposte da Astrazeneca sui ritardi nelle consegne, mentre il premier Draghi sta trattando con le società interessate per garantirsi la puntualità, se non addirittura qualche anticipazione (Pfizer), nelle consegne.