Tridico critica quota 100, strumento che, viceversa, è ancora molto utile

Dopo le richieste di Cgil, Cisl, Uil e Ugl di aprire il confronto sulla riforma delle pensioni, anche il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, torna sull’argomento, dicendo la sua. Il tema, chiaramente, è quello di cosa succederà a partire dal 1° gennaio prossimo, quando andrà in scadenza la sperimentazione triennale di quota 100, uno strumento che ha permesso a centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici di lasciare in anticipo il posto di lavoro. Senza quota 100, tornerà ad applicarsi la Fornero, che, tradotto in concreto, significa restare a lavoro anche quattro o cinque anni in più a seconda dei casi. Cgil, Cisl e Uil, a suo tempo, proposero la possibilità di andare in pensione a partire dai 62 anni con 20 anni di contributi, un meccanismo decisamente costoso; l’Ugl, viceversa, in maniera più responsabile, propose quota 100 libera, vale a dire senza il doppio paletto su età, almeno 62 anni, e contributi, almeno 38 anni. Tutto questo, però, succedeva prima del Covid-19. La pandemia ha evidenziato due aspetti: l’emergere di categorie fragili per età, condizioni fisiche e occupazione e l’incremento dell’uso dello smart working, che ha spinto molti a rinviare la domanda di pensionamento con quota 100. La partita quindi è destinata ad aprirsi presto, alla luce dei cambiamenti in corso nel sistema produttivo, cosa evidenziata anche dal ricorso al contratto di espansione.