L’Ugl aveva lanciato in tempi non sospetti la proposta di aprire le aziende alle vaccinazioni

La sottoscrizione nella notte del 6 aprile del protocollo nazionale per la realizzazione dei piani aziendali finalizzati all’attivazione di punti straordinari di vaccinazione anti SARS-CoV-2/Covid-19 nei luoghi di lavoro è un atto che assume una valenza di assoluto rilievo, in quanto crea quel collegamento con il mondo del lavoro che finora, per molti versi, era mancato. Un passo indietro è opportuno. La nostra organizzazione sindacale, incontrando l’allora presidente del consiglio dei ministri incaricato, Mario Draghi, fra le altre cose, aveva chiesto di aprire i luoghi di lavoro alle vaccinazioni. Quasi contemporaneamente, anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, formulava la stessa proposta, mettendo a disposizione le aziende per vaccinare i dipendenti e i loro familiari. Una proposta evidentemente non concordata, ma che, altrettanto evidentemente, risponde alla logica dell’impegno responsabile delle parti sociali, ognuno per il proprio ruolo. L’idea, successivamente, è stata fatta propria dai ministri del lavoro, della salute e dello sviluppo economico, Andrea Orlando, Roberto Speranza e Giancarlo Giorgetti, e dal nuovo commissario straordinario, il generale Francesco Paolo Figliulo. Siamo così arrivati a questo importante protocollo, al quale hanno aderito con entusiasmo tutte le associazioni datoriali, senza sé e senza ma. Ora, per dare attuazione al piano, sarà necessario avere a disposizioni tutti i vaccini che servono. In poche settimane, si potrebbe finalmente arrivare vicini alla famosa immunità di gregge che potrebbe permetterci di uscire da questa drammatica emergenza che sta mettendo in ginocchio milioni di famiglie soltanto nel nostro Paese.