di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale UGL

Se fosse il titolo di un film, sarebbe il classico natalizio “una poltrona per due”. Si parla, naturalmente, del “sofagate” ovvero l’incidente diplomatico tra Turchia e Unione europea, nato dalla mancanza di un adeguato posto a sedere per la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, al momento dell’incontro istituzionale con Recep Tayyip Erdogan. Una sola poltrona, quindi, ma due invitati: oltre alla tedesca Von der Leyen, anche il presidente, belga, del Consiglio europeo, Charles Michel, che, invece, è stato fatto accomodare sulla sedia contesa, accanto al presidente turco, senza peraltro obbiettare alcunché. Alla presidente della Commissione non è rimasta altra scelta che quella di accontentarsi di un più defilato sofà, riservato agli accompagnatori con cariche minori. Su questa vicenda, che ha fatto il giro del mondo, sono subito scaturiti commenti di ogni tipo. Alcuni hanno minimizzato la faccenda, assolvendo Erdogan per lo sgarbo e imputando l’equivoco alla pletora di organismi europei, alla folla di presidenti, Commissione, Consiglio, per non parlare del Parlamento e altro ancora, un insieme di cariche che confonderebbe chiunque. Anche perché a rigor di logica l’equivalente di Erdogan in ambito europeo sarebbe proprio Michel, mentre alla Von der Leyen spetterebbe un trattamento assimilabile a quello riservato non a un Capo di Stato, ma ad un presidente del Consiglio dei Ministri. Altri, meno teneri verso il leader turco, hanno invece fatto notare che in realtà la carica più importante, allo stato dei fatti, in Europa, è proprio quella della tedesca, e che, se al suo posto ci fosse stato un uomo, anziché una donna, l’attribuzione della “poltrona” sarebbe stata in suo favore, senza ulteriori indugi. L’evento, comunque siano effettivamente andate le cose, che sia una gaffe o un atto voluto, resta emblematico. Fotografa impietosamente la persistente subalternità, l’irrilevanza politica di un’Europa a guida Von der Leyen che dalla crisi Covid sta uscendo ulteriormente indebolita. Messa all’angolo nei consessi internazionali, nonostante la propria dimensione e la propria forza, inefficiente nel reperimento dei vaccini – persino l’Oms, che pure non è stata esente da lacune nella gestione della pandemia, ha pensato bene di richiamare l’Ue al proprio dovere –, non solo inadeguata nella stipula dei contratti con le case farmaceutiche, ma anche incapace, pur essendo una potenza industriale, di creare un vaccino proprio, tardiva sul fronte della risposta economica, come sempre divisa al proprio interno, per parti politiche, per zone geografiche, incapace di “fare squadra”, di stabilire linee comuni sui temi più importanti. Un’Europa sul sofà, mentre resto del mondo, Regno Unito fresco di Brexit in primis, invece, sta correndo, mettendo in campo ogni risorsa per uscire rapidamente dalla crisi sanitaria ed economica.