di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale UGL
Il viaggio odierno del presidente del Consiglio, Mario Draghi, in Libia apre importanti prospettive. L’Italia sta dimostrando, quanto meno l’intenzione, di voler ricoprire un ruolo strategico in Europa e nel mondo, mirato anche, ma non solo, alla difesa dei propri interessi. Un ruolo che le spetta di diritto e per ragioni storiche. È strategico che il premier italiano abbia assunto per conto dell’UE, in accordo con la presidente Ursula von der Leyen, quindi con la Commissione europea, il compito di condurre intensi colloqui con le big pharma produttrici di vaccini, al fine di garantire il rispetto degli accordi sottoscritti, lo è altrettanto che il primo viaggio internazionale di un premier italiano sia stato organizzato in Libia, nel sud del Mediterraneo. Draghi è in queste ore a colloquio con il Governo libico di transizione – che deve portare il Paese a elezioni il 24 dicembre 2021 – guidato dal nuovo premier Abdul Hamid Dbeibeh, sostenuto dall’Onu, con l’obiettivo di arrivare ad un memorandum di intesa, che avrà importanti ricadute sul piano geopolitico, non solo economico. Accordi fondamentali, per aspetti diversi, sia per la Libia sia l’Italia. La Libia si trova ora al centro dell’attenzione e delle mire espansionistiche di Turchia e Russia, anzi rappresenta la piattaforma per il loro espansionismo sul Mediterraneo, mirato ad indebolire l’Europa, ma anche di Emirati, Egitto, Qatar e sul fronte europeo, affatto unito, di Francia, Germania, Grecia, Malta. La Libia non ha ancora ritrovato la necessaria unità, ma dopo anni di guerra, nei quali l’Italia ha sempre tenuto aperta l’ambasciata, ha bisogno di rinascere a nuova vita. Il progetto più importante che il nostro Paese è chiamato a realizzare, attraverso un consorzio di aziende private e pubbliche, è la ricostruzione in dieci mesi dell’aeroporto internazionale di Tripoli, circa 80 milioni di euro. Così come il ripristino delle infrastrutture per l’erogazione di elettricità e acqua. Nonché una collaborazione in ambito sanitario per il contrasto al Covid-19 e la realizzazione di una promessa fatta nel 2008 dall’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al Generale Gheddafi: l’autostrada costiera. Quasi duemila chilometri, tra il confine egiziano e quello tunisino, pari a ben 5 miliardi di dollari di investimento. In ballo c’è anche la cooperazione sul controllo del traffico dei migranti. Senza dimenticare le centinaia di piccole e medie aziende italiane che attendono pagamenti e di poter tornare a fare affari in Libia. Quasi inutile sottolineare a questo punto quanto sia importante per l’Italia, che oggi ha certificato la perdita di 1 milione di posti di lavoro in un anno, un suo rilancio ad ampio raggio nello scenario europeo e internazionale.
Le prime parole di Draghi
Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha parlato di un «legame storico per i due Paesi» nel corso della conferenza stampa per la sua prima visita ufficiale all’estero a Tripoli. «Voglio notare che è un momento unico per la Libia. Il governo è stato riconosciuto e legittimato dal Parlamento ed è un governo che sta procedendo alla riconciliazione nazionale: in questo senso il momento è unico nel ricostruire quella che è stata un’antica amicizia e una vicinanza che non ha mai conosciuto pause».