Il dibattito seguito alla relazione di De Masi è stato aperto dalle considerazioni del professor Sabatini, che ha richiamato l’equazione, proposta da De Masi nel suo libro, tra smart-working e creatività. Questa equazione, secondo Sabatini, è particolarmente interessante in un contesto, come quello attuale, di profonda ridefinizione professionale di quelle categorie che in certa qual misura dovranno più adattare la propria attività alla mutazione tecnologica che accompagna lo smart-working. «Non torneremo alla normalità, perché la normalità è il problema. È dunque il modello di sviluppo che ci ha condotto a questo punto», ha scritto De Masi nel suo volume. E proprio da questa sua frase è iniziato l’intervento del vicepresidente di Fonditalia, Egidio Sangue, che ha voluto sottolineare come lo smart-working sia conveniente per stimolare una vera e propria rivoluzione culturale. Questa, in realtà, è già in corso e sta ridefinendo il rapporto tra uomo e lavoro e tra uomo e società. Sangue ha ricordato un altro passaggio interessante del libro di De Masi, che sottolinea come grazie allo smart-working si potranno estendere i privilegi, finora limitati a quei lavori intellettuali, anche a tutta una serie di lavoratori “esecutivi” che potranno grazie alla tecnologia migliorare il proprio rapporto con il lavoro e con la propria vita. Molto interessante anche l’elaborazione di un nuovo modello di lavoro in azienda partecipativo e collaborativo, con benefici per l’impresa, ma anche per il lavoratore.