di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale UGL

Ieri sera l’ex premier Giuseppe Conte ha debuttato, come nuovo possibile leader del Movimento 5 stelle, in una diretta streaming con i rappresentanti politici grillini, parlamentari, eurodeputati ed altri “portavoce”. Descrivendo il suo progetto per una rinascita della formazione pentastellata ha formulato una serie di obiettivi: nuova organizzazione, identità chiara, basata sul mantra della “transizione ecologica”, onestà, sì, ma anche, stavolta, competenza, con in più un deciso posizionamento a sinistra. Staremo a vedere. D’altra parte, il nuovo segretario Dem, Enrico Letta, in questi ultimi giorni ha calcato la mano sui vessilli vecchi e nuovi della sinistra, dallo Ius Soli al voto ai sedicenni, alla nomina – finalmente – di due donne a capogruppo del Pd in Parlamento, promettendo una “cura choc” per cambiare volto al suo partito. Cercando di accreditarsi come “uno di sinistra” agli occhi di iscritti ed elettori Dem e anche per questo rinfocolando la vis polemica contro la Lega di Salvini, al punto da essere persino “richiamato” a più miti consigli dal premier Draghi. Eppure, in base ai sondaggi, attualmente, a scalare rapidamente la classifica dei leader più apprezzati a sinistra non sarebbero né Letta né Conte, ma, piuttosto, il ministro della Salute, Roberto Speranza. Nonostante la provenienza partitica dalla piccola formazione di Leu, il ministro, riconfermato a capo di un dicastero chiave in tempi di pandemia nel rocambolesco passaggio dal Conte due al governo Draghi, durante quest’anno e passa ha avuto una grande visibilità, oltre che una grande responsabilità, e senz’altro il suo ruolo è una delle ragioni della notorietà che può vantare fra i cittadini. Un ministro anche molto criticato per via della sua visione estremamente “rigorista” sulle chiusure – oggetto, in questi giorni, persino di minacce via mail, per le quali esprimiamo la nostra solidarietà a Speranza – capace di suscitare, comunque, nel complesso, giudizi netti, sia positivi che negativi. Forse tutto questo ci insegna qualcosa: le identità resistono a crisi e cambiamenti, la popolazione sembra apprezzare chi sia capace di esprimere un insieme di idee e comportamenti coerenti e chiari. Come a destra Salvini e Meloni, figure identitarie, amate oppure detestate, ma dai contorni politici ben definiti. Anche al centro, nonostante percentuali più basse a livello elettorale, ci sono comunque personalità forti, come in Forza Italia, a partire dal presidente Berlusconi, o in Italia Viva, da Renzi in poi. A sinistra, invece, dove molti esponenti pubblici non sembrano esprimere un carattere definito, una storia politica coerente, delle proposte riconoscibili, l’unico che in questa fase estremamente complessa sembra emergere, tra Letta a Conte, è proprio lui, il “terzo incomodo”, Roberto Speranza.