I dati Istat. Calano gli investimenti, sale la propensione al risparmio

Alla fine del 2020 il reddito disponibile lordo delle famiglie consumatrici si p ridotto dell’1,8% rispetto al trimestre precedente che, sommato all’aumento del deflattore implicito dei consumi – pari ad un +0,2% – ha comportato un calo del potere d’acquisto delle famiglie italiane del 2,1%. È quanto emerge dall’ultima analisi “Conto trimestrale delle Amministrazioni pubbliche, reddito e risparmio delle famiglie e profitti delle società non finanziarie” realizzata dall’Istat. Stando all’indagine, nel quarto trimestre si è registrato un nuovo aumento della propensione al risparmio (+0,5) al 15,2%, una crescita, spiega l’Istituto nazionale di statistica, legata ad una consistente flessione della spesa per consumi finali (-2,5%), più marcata rispetto a quella che ha interessato il reddito disponibile lordo (-1,8%). In calo anche il tasso d’investimento, sceso di un decimo rispetto al trimestre precedente (al 5,7%), riflettendo il calo del 2,7% che ha interessato gli investimenti fissi lordi. Per quanto riguarda invece le società non finanziarie, l’ufficio studi di via Cesare Balbo segnala una quota di profitto pari al 43,6%, stabile rispetto al trimestre precedente. In termini congiunturali, spiega l’Istat, la stabilità di questo indicatore è il risultato di una flessione dell’1,9% sia del risultato lordo di gestione, sia del valore aggiunto. Il tasso di investimento delle società non finanziarie nel quarto trimestre 2020 è stato pari al 21,6%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, per la crescita degli investimenti fissi lordi dell’1,1% e a fronte della già citata contrazione del valore aggiunto.