di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale UGL

Con lo slogan #iorestoautonomo i ciclofattorini dell’UGL Rider oggi sono scesi in piazza, in particolare a Roma a Montecitorio e con il sostegno di tutta la Confederazione, per affermare sia il sacrosanto diritto di difendere la peculiarità del loro lavoro, fondamentalmente autonomo, sia di scegliere il migliore strumento contrattuale a loro disposizione. Nonostante l’UGL abbia, poco meno di una settimana fa, sottoscritto alla presenza del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, insieme ad Assodelivery – l’associazione che rappresenta l’industria italiana del food delivery nel quale operano 30 mila addetti – lo stesso protocollo firmato da Cgil, Cisl e Uil “contro il caporalato, l’intermediazione illecita e lo sfruttamento lavorativo nel settore del food”, il quale nulla aggiunge e nulla toglie al ccnl Rider UGL-Assodelivery, perché in esso erano già sancite delle linee di contrasto al fenomeno, si continua a protestare, come venerdì scorso, in ambienti di sinistra e vicini alla rete dei centri sociali, sostenendo che i ciclofattorini sono senza tutele. Il che non è vero – almeno da quando il 15 settembre 2020 Ugl e Assodelivery hanno firmato il contratto ad hoc – e a demonizzare uno strumento innovativo, studiato per difendere sia i diritti e gli interessi dei ciclofattorini, fino ad allora non fissati in un contratto, sia per rispondere alle esigenze delle imprese del food delivery. Oltre a vili attacchi alle nostre sedi territoriali, che non ci hanno fermato né ci fermeranno, sono state raccontate molte falsità intorno al ccnl UGL-Assodelivery ed è stato esaltato come unico strumento di garanzia il contratto ipotizzato dalle altre sigle sindacali, che rende i rider lavoratori dipendenti. Bisogna sapere che però sono solo 15 mila su un totale di 100 mila lavoratori, che svolgono attività per conto delle piattaforme digitali, a fare delle consegne la loro principale fonte di reddito. Inoltre, la maggior parte di essi lavorano per diverse piattaforme, avendo di conseguenza interesse a restare autonomi. In più il ccnl UGL-Assodelivery stabilisce un compenso minimo di 10 euro lordi per ogni ora lavorata e in caso di maltempo, lavoro notturno e festività prevede indennità integrative crescenti. C’è anche un sistema premiale, con ulteriori 600 euro ogni 2000 consegne. Invece, il modello proposto dalle altre sigle sindacali e Just Eat con 10 ore settimanali di lavoro non frutterà come importo netto mensile più di 250 euro.
A questo punto, in un mondo del lavoro che sta vivendo una radicale trasformazione, per un’organizzazione sindacale la domanda da farsi è: i sindacati esistono per difendere al meglio il lavoro e i lavoratori o esistono per difendere, a prescindere, strumenti e modelli che non sono più al passo con i tempi e con le reali esigenze dei lavoratori e delle imprese?