A rivelarlo un sondaggio Demopolis, sottolineando che la quota sale al 48% tra gli insegnanti

Ad oltre 365 giorni, dall’inizio della pandemia, è arrivato il momento di fare il punto della situazione sulla distanza a didattica. Cosa ne pensano gli insegnanti e i genitori? Qual è la loro opinione sullo strumento che ha permesso agli studenti di proseguire le lezioni, nonostante l’emergenza sanitaria? Quali sono i problemi ancora irrisolti? Domande alle quali ha cercato di dare una risposta un’indagine realizzata dall’istituto Demopolis per l’impresa sociale Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Complessivamente, appena tre italiani su dieci valutano positivamente la didattica a distanza. La quota sale al 34% tra i genitori con figli in età scolare e al 48% tra gli insegnanti. Rispetto alla fase iniziale dell’emergenza sanitaria, c’è stato qualche miglioramento – il 67% dei genitori sostiene che la dad è strutturata meglio (il dato sale al 79% tra gli insegnanti) –, sebbene alcuni problemi non sono stati risolti, a partire dalla scarsa dotazione tecnologica delle case, indicata come un problema da 51% dei genitori (il 16% degli studenti si collega ancora oggi da uno smartphone mentre il 41% dei genitori confessa di possedere connessioni internet o dispositivi insufficienti). La metà dei quali sostiene anche che non tutti gli studenti hanno un accesso garantito ed adeguato alle lezioni on-line. Una quota analoga sostiene che le sessioni siano ridotte o quantomeno non abbastanza lunghe da garantire il ritorno al pieno orario scolastico (un’affermazione che trova d’accordo solo il 15% degli insegnanti). «Oltre ai deficit di accesso e inclusività, una preoccupazione diffusa riguarda il contesto emotivo e relazionale di bambini e ragazzi», commenta vicepresidente di Con i Bambini, Marco Rossi-Doria. Sei genitori su 10 segnalano oggi la tendenza dei figli all’isolamento e all’abbandono della vita sociale. Ad un anno di distanza, poi, la dad inizia a “pesare”: secondo il 39% dei genitori l’impegno richiesto alle famiglie è eccessivo, ma la percentuale tocca il 61% tra chi ha i figli che frequentano le elementari. «Dobbiamo recuperare la dimensione affettiva e di socialità perché l’esperienza vissuta con grande responsabilità da questa generazione è pari solo a quella dei loro bisnonni. Non può essere, però, solo un compito della scuola», aggiunge Rossi-Doria. «In generale l’educazione dei minori è una responsabilità di tutta la comunità. Ed è una consapevolezza che, come conferma il sondaggio, cresce rapidamente nel Paese».