di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale UGL

Oggi si ricorda il Sommo Poeta nella data simbolica dell’inizio del suo viaggio letterario nell’aldilà

Secondo gli studiosi, iniziava proprio un 25 marzo di molti secoli fa la discesa di Dante Alighieri agli inferi nel suo viaggio immaginario attraverso l’aldilà narrato nella Divina Commedia. Per questo oggi è il “Dantedì”, ovvero la giornata nazionale dedicata al Sommo Poeta. Sono previste, pandemia e distanziamento sociale permettendo, diverse iniziative per celebrare questa ricorrenza, a Firenze e in tutto lo Stivale, scuole in dad comprese, con l’obiettivo di ricordare il genio letterario italiano conosciuto in tutto il mondo. Una giornata ancora più sentita, poi, perché quest’anno cade nel settecentesimo anniversario dalla morte di Dante, avvenuta proprio nel 1321. Lo sappiamo, l’Alighieri è uno dei simboli più eccellenti dell’italianità, uno dei tanti vanti della cultura del nostro Paese nel mondo. In questo periodo difficile, riscoprirne il valore, rileggere i passi del suo capolavoro, immedesimarsi nel Poeta mentre attraversa i mondi ultraterreni dall’Inferno, al Purgatorio e infine al Paradiso può farci pensare simbolicamente al difficile e pericoloso viaggio che tutta la Nazione sta compiendo dall’arrivo del Covid-19. Un cammino iniziato un anno fa, quando il Paese è sprofondato nella “selva oscura” della pandemia, dei contagi, delle tante e quotidiane vittime del virus, del blocco delle attività sociali ed economiche, dell’aumento della povertà e dell’esclusione. Se noi italiani fossimo dei novelli Dante Alighieri, come lui nella sua Divina Commedia alle prese con una temibile avventura, a che punto saremmo ora del nostro percorso? Forse possiamo iniziare cautamente a pensare di aver già superato il periodo più buio, grazie alla scoperta dei vaccini che, pur se ancora troppo lentamente e con diverse criticità, stanno iniziando a proteggere la popolazione e grazie anche all’arrivo di un nuovo Esecutivo di unità nazionale più vicino ai bisogni delle persone e maggiormente capace di difendere gli interessi italiani nel contesto internazionale. Siamo forse al livello intermedio, non più alla deriva come qualche mese fa, ma certo ancora molto lontani dal vedere la luce del ritorno alla normalità. Questo giorno, quindi, deve farci ricordare non solo il grande poeta fiorentino, non solo un altro esempio della nostra civiltà di cui andare fieri, ma anche farci riflettere, riscoprendo il suo capolavoro, sull’insegnamento che ci ha lasciato: quello di affrontare con coraggio il nostro viaggio e non perdere mai la fiducia e la speranza.

Il Poeta e l’italiano

Diffondere e conferire autorevolezza ad una lingua comune che potesse essere parlata e scritta in tutta la Penisola, allora divisa politicamente in tanti staterelli, che potesse accomunare letterati e persone comuni, ceti colti e popolo: ricordiamo Dante anche come padre nobile dell’italiano, la “lingua volgare” usata in molte tra le sue opere in contrapposizione al latino parlato da ecclesiastici e autorità. Con lui prende forma, il «nostro primo vero linguaggio», il nostro idioma nazionale, che rappresenta una parte non certo irrilevante della nostra identità di italiani.