Bene il sostegno al reddito, ma serve un salto di qualità sulle politiche attive

In attesa della riforma degli ammortizzatori sociali – nei prossimi giorni dovrebbe esserci un nuovo incontro con Orlando – e, soprattutto, del Piano nazionale di ripresa e resilienza che dovrà porre le basi per la ripartenza e il consolidamento della nostra economia e dell’occupazione nei prossimi anni, da Bruxelles arriva il primo rapporto sull’utilizzo del Fondo Sure, lo strumento finanziario destinato a sostenere il reddito dei lavoratori. A presentarlo il commissario europeo all’economia, Paolo Gentiloni. Il già presidente del consiglio italiano ha parlato in termini molto positivi dei risultati ottenuti con il fondo che ha dotazione di 100 miliardi di euro, il 90% dei quali già impegnato. L’Italia è il Paese che ha ottenuto maggiori risorse, 27,4 miliardi di euro; a seguire la Spagna con 21,3 miliardi di euro e la Polonia con 11,2. Numeri importanti che, nel caso del nostro Paese, hanno permesso di assicurare una copertura a 8,6 milioni di persone, pari al 34% degli occupati. Uno sforzo enorme nel segno della solidarietà, per utilizzare le parole dello stesso commissario europeo. Rimane, soprattutto nel caso italiano, l’enorme distanza esistente fra politiche passive, vale a dire il sostegno al reddito, e politiche attive, tutta la parte relativa alla riqualificazione professionale, un aspetto quest’ultimo più volte sollevato dal sindacato, in quanto decisivo per favorire la rioccupazione del personale.