Il 17 marzo del 1861 nasceva formalmente il regno d’Italia, anche se ancora privo di importanti territori. La ricorrenza del 160° anniversario dell’unificazione sotto i Savoia cade in un momento particolarmente difficile per il nostro Paese, alle prese con la pandemia. È in momento come questo che ritorna, al di là delle divisioni, lo spirito unitario che ha reso grande la nostra Storia nei millenni

Il 18 marzo scorso, il nostro Paese ha commossamente celebrato le vittime del Covid-19, oltre 100mila persone di ogni età che ci hanno lasciato in questo anno così tragico, vittime incolpevoli di una pandemia con pochi precedenti nella storia dell’umanità. Il giorno prima, il 17 marzo, ricorrevano i 160 anni dalla Unità d’Italia. Ebbene, a chi si domanda se è giusto sentirsi ancora orgogliosamente Italiani, noi rispondiamo convintamente di sì, perché è proprio nei momenti più difficili che ritroviamo quello spirito che ha permesso ai nonni dei nostri nonni di far nascere dalla disgregazione uno Stato finalmente unitario. Il 17 marzo del 1861, parafrasando le parole di Massimo d’Azeglio, ma anche le considerazioni espresse da Camillo Benso conte di Cavour, l’Italia era lontana dall’essere una entità compiuta. I suoi confini non erano quelli di cento anni dopo e non sono neanche quelli usciti dalla Seconda guerra mondiale, come lontana era pure la percezione di essere fratelli (oggi aggiungeremo e sorelle) del Canto degli Italiani di Goffredo Mameli. Troppo spesso, anche dopo quel 17 marzo del 1861, abbiamo ragionato in termini di essere campani, lombardi, laziali, veneti, liguri se non addirittura in termini di essere pisani, livornesi, senesi, bergamaschi, bresciani, romani, ciociari. Eppure, nei momenti difficili, come oggi, alla fine riusciamo a ritrovarci sempre sotto la stessa bandiera. È successo con le guerre mondiali, è successo a Firenze nel 1966 e ogni qualvolta il nostro territorio è stato squassato da immani terremoti, da Messina e Reggio Calabria fino ad Amatrice, passando per il Friuli, l’Irpinia, l’Aquila. Ieri, oggi, domani, l’Italia e gli Italiani sono presenti.