660mila posti in meno; è forte il rischio disoccupazione di lunga durata

L’Inps prova a fare il consuntivo dell’anno da poco concluso e ci dice che, a dicembre, i posti di lavoro in meno erano 660mila rispetto allo stesso periodo del 2019. Il dato che fornisce l’Inps deriva dalle cosiddette comunicazioni obbligatorie, vale a dire la certificazione dei flussi in entrata e in uscita dal mondo del lavoro. Un dato quindi più oggettivo rispetto ad altri. In uno scenario così drammatico, i contratti di lavoro a tempo indeterminato comunque crescono di quasi 260mila unità, per cui il crollo, poco meno di 920mila unità, è individuato in tutte le altre forme contrattuali, ad iniziare dai contratti di lavoro a tempo determinato, che segnano un calo di 493mila unità. Numeri impressionanti che colpiscono fortemente, tanto che Cgil, Cisl, Uil e Ugl tornano a chiedere un intervento importante sul versante del sostegno al reddito, ma anche delle politiche attive. Il vero rischio, infatti, è che la disoccupazione iniziata con il Covid-19, poi prosegua pure successivamente, in considerazione del fatto che il nostro Paese si caratterizza da sempre per la disoccupazione di lunga durata. Un aspetto molto penalizzante soprattutto per alcune categorie: giovani, donne, possesso di titoli di studi difficili da spendere sul mercato del lavoro. La crescita dei contratti a tempo indeterminato non sorprende, perché comunque alcuni settori produttivi non hanno subito gli effetti della crisi.