Numeri altissimi per gli ammortizzatori sociali, ma inferiori alle previsioni iniziali

Una cifra enorme, ma inferiore rispetto alle previsioni iniziali. A novembre 2020, l’Inps ha gestito oltre 27 miliardi di euro per gli interventi in materia di sostegno al lavoro e al reddito; qualcosa più di due terzi di tale somma, quindi oltre 18 miliardi di euro, ha riguardato la cassa integrazione con più di dieci milioni di beneficiari. Ai tempi del Cura Italia, pertanto a marzo 2020, la stima, per i soli ammortizzatori sociali, è di una spesa di un miliardo di euro a settimana. A conti fatti, nelle circa 40 settimane, la spesa reale è stata inferiore a 500 milioni, cosa che peraltro coincide con le stime già emerse ad agosto 2020 su di un tiraggio effettivo inferiore al 50% delle ore autorizzate. Rimangono comunque numeri altissimi, mai visti prima. I lavoratori che hanno percepito almeno una integrazione salariale sono stati ben più di sei milioni, con un numero medio di ore integrate di 263. Il picco si è raggiunto ad aprile, con 5,3 milioni di lavoratori coperti da un ammortizzatore sociale; a settembre erano meno di un milione. Altri numeri sono molto interessanti. Ad aprile, quasi un lavoratore su due è in cassa integrazione a zero ore; la quota è scesa al 20% medio già da giugno. In 165mila sono sempre stati a zero ore dall’inizio fino alla fine del periodo considerato. Nello stesso periodo, i nuclei familiari percettori del reddito di cittadinanza sono arrivati ad 1,2 milioni di unità, ai quali si aggiungono i 300mila nuclei che hanno beneficiato del reddito di emergenza nel mese di dicembre. Mettendo insieme le due forme di sostegno di ultima istanza si arriva a 3,5 milioni di persone. La pandemia è coincisa, involontariamente, con la conclusione della prima fase del reddito di cittadinanza, quella avviata con la presentazione delle domande a decorrere dal marzo del 2019. Il 70% dei nuclei familiari si è trovato in piena pandemia in questa situazione, conferma indiretta delle difficoltà che si sono incontrate nell’avviare al lavoro i percettori del reddito di cittadinanza.