Sempre più urgenti la riforma degli ammortizzatori sociali e le politiche attive

Anche il quarto trimestre del 2020, conferma, ma non vi erano grandi dubbi in proposito, il drammatico impatto che il Covid-19 ha avuto sull’occupazione nel nostro Paese. Sono, infatti, 414mila in posti di lavoro in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, poco meno di 2 punti percentuali in riduzione. Non deve sorprendere più di tanto che, nello stesso periodo di tempo, si registra, pero, pure un incremento dei posti di lavoro a tempo indeterminato, nell’ordine di circa 98mila unità. Questo perché non tutti i settori stanno soffrendo la crisi allo stesso modo. Il crollo del turismo e dei servizi, nei quali è forte il ricorso al lavoro stagionale o a tempo determinato, si riflette infatti nella riduzione del lavoro a termine, mentre sul versante del lavoro autonomo il calo di 129mila unità si spiega in due modi: chi ha potuto, ha trovato un lavoro subordinato; gli altri sono scivolati nella inattività, in assenza di un vero ammortizzatore stabile. Proprio quest’ultimo punto evidenzia la necessità di arrivare ad una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali, coniugano sostegno al reddito con le politiche, come richiesto più volte dai leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Il confronto avviato velocemente dal ministro Andrea Orlando sta, però, segnando un poco il passo, stante la ripresa dei contagi sta impegnando il governo e le regioni in maniera assoluta.