di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale UGL

Lo sappiamo, la situazione epidemiologica è preoccupante ed è necessario evitare un peggioramento delle cose, che potrebbe mettere a rischio la tenuta del sistema sanitario e quindi la salute degli italiani. Ma sappiamo anche che il nostro sistema produttivo è in profonda crisi e per questa ragione serve la massima attenzione da parte del governo nel redigere il Dpcm in arrivo, dosando con ponderatezza aperture e chiusure, onde evitare l’impatto devastante che ulteriori restrizioni alle attività potrebbero avere sull’economia, sul mondo del lavoro, sulla società. A breve, domani sembrerebbe, sapremo cosa avranno stabilito Draghi e il suo governo, se chiudere ancora, quanto e in che modo. Qualunque sia la scelta, è necessario che essa sia accompagnata da un parallelo – e non successivo – piano di aiuti, consistente e rapido, per dare ossigeno a imprese, lavoratori e cittadini in grave difficoltà. Dopo un anno di pandemia, lockdown, chiusure e riaperture parziali, crollo del commercio e del turismo, frenata dei consumi ed impennata della povertà, non ci troviamo nella situazione, che comunque già allora non era rosea, nella quale eravamo lo scorso marzo. L’economia adesso è allo stremo delle forze ed altri sacrifici sarebbero particolarmente gravosi, per molte attività piccole e grandi addirittura fatali, se non compensati da ristori sufficienti e veloci. Non solo. È arrivato il momento di procedere a una complessiva riforma del welfare. Già era necessaria da tempo, ora è diventata improcrastinabile. Una riforma che sia fondata su una reale sinergia fra Inps e Anpal al, fine di bilanciare l’erogazione degli ammortizzatori sociali con politiche attive del lavoro efficaci e programmi di formazione adeguati. Il ministro del Lavoro Orlando ha annunciato un’ulteriore proroga del blocco dei licenziamenti, dato il perdurare della pandemia, per arginare ancora una purtroppo non impossibile inondazione di posti di lavoro persi a causa della crisi Covid. Tuttavia, lo stesso ministro ha anche aggiunto che il blocco «per i lavoratori che dispongono di strumenti ordinari sarà legato ad un termine che sarà definitivo, mentre per chi non è coperto da strumenti ordinari sarà agganciato alla riforma degli ammortizzatori sociali». Insomma, servono azioni urgenti, non c’è più tempo da perdere, il rischio, lo ha detto anche Orlando, è quello di trovarci di fronte, tra attività cessate, occupazione persa, inattività in aumento, a una “generazione perduta” di persone – specie giovani e donne – estromesse dal mondo del lavoro, con le conseguenze non solo economiche, ma anche sociali che tutto questo comporterebbe. Un intervento massiccio e significativo per salvaguardare il lavoro, mentre affrontiamo la pandemia e in attesa che decolli il piano vaccinale capace di bloccare il dilagare del virus e farci tornare alla sospirata normalità.