Vaccini: mentre le forniture rallentavano, l’UE esportava milioni di dosi all’estero. Bruxelles che fa? Semplice e chiaro: apre un conflitto con il Regno Unito che nel frattempo nega di aver imposto un blocco all’esportazioni.

Un grande pasticcio. Mentre oggi l’UE estende fino a giugno l’applicazione del meccanismo di controllo dell’export di vaccini, applicabile solo alle compagnie con le quali l’UE ha accordi di acquisto anticipato, veniamo a sapere, da documenti ufficiali ma rimasti riservati fino a qualche giorno fa, che la stessa UE per un mese ha esportato verso 31 paesi ben 34 milioni di dosi di vaccino, oltre la metà di quelle distribuite finora agli Stati membri (in tutto 55 milioni). La portavoce della Commissione Europea che ha annunciato l’estensione del meccanismo di controllo dell’export, Miriam Garcìa Ferrer, durante il briefing con la stampa a Bruxelles ha chiarito anche che fin dall’avvio del meccanismo «sono state richieste 249 esportazioni di vaccini verso 31 Paesi per oltre 34 milioni di dosi», cifra anticipata ieri dal New York Times e solo una, quella di 250mila dosi di vaccini AstraZeneca verso l’Australia, è stata negata, dall’Italia a guida Mario Draghi. C’è qualcosa che non torna? Sì, perché mentre Bruxelles, in questi mesi, ha annaspato per spiegare per poi arrivare ad attaccare, ma debolmente, le case farmaceutiche per il famoso flop nelle forniture che ha rallentato i piani vaccinali dei vari Stati europei, contemporaneamente dall’Europa sono partite milioni di dosi – dal 1° febbraio al 1° marzo al ritmo di più di 1 milione al giorno – per foraggiare anche quei Paesi, come Gran Bretagna (quasi 9 milioni) e Usa, che stanno surclassando l’Europa intera. Si è aperto uno scontro all’interno della UE? Neanche per sogno. Anzi l’abilità di Bruxelles è stata spostare il problema su un altro versante: contrattaccare il Regno Unito sul suo blocco delle esportazioni. Il presidente belga del Consiglio europeo, Charles Michel, ci tiene anche oggi a mantenere il punto. Il Regno Unito ha negato di aver imposto «un divieto» alle esportazioni, ma «sappiamo – ha affermato Michel in un’intervista – e io lo so perché sono un politico, che ci sono diversi modi per imporre un divieto o restrizioni sui vaccini o sui farmaci. La domanda è: quante dosi hanno esportato? È un quesito molto semplice a cui non ho ancora avuto risposta». Ma la domanda che si faranno i cittadini europei è: perché anche l’UE non ha fatto come il Regno Unito e gli Usa, pensando prima al proprio interesse e bloccando le esportazioni di vaccini, a maggior ragione se qui in Europa siamo tutti in ritardo con la campagna vaccinale? Perché, ha detto lo stesso Michel, l’UE non può tradire la sua vocazione esportatrice e a quanto pare le esportazioni non minacciavano gli impegni contrattuali tra l’UE e i produttori di vaccini. Sarà anche vero, ma qualcosa ancora non torna.