di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale UGL

Gli italiani sono in attesa di conoscere i contenuti del nuovo Dpcm che stabilità le regole anti-Covid in vigore nelle prossime settimane, regole che probabilmente saranno piuttosto restrittive, con forse una chiusura delle attività pressoché totale nei weekend, come vorrebbe il Cts, con gravissime conseguenze per i settori del commercio e dei servizi, già molto provati dalla pandemia. Dovrebbe arrivare a breve anche il Dl Sostegno, nella speranza che possa rappresentare una concreta boccata d’ossigeno per le varie categorie di persone attualmente in difficoltà economica, titolari di piccole imprese, professionisti, lavoratori dipendenti, persone in cerca di occupazione. Ognuno attende il suo turno per poter finalmente essere vaccinato ed è particolarmente complesso decidere quali siano i migliori parametri per stabilire le priorità, in attesa di avere dosi sufficienti per tutti. Nel frattempo il virus, con le sue varianti, continua impietosamente a circolare. In questo contesto di estrema difficoltà per il Paese, una delle formazioni politiche più importanti nella maggioranza è completamente allo sbando. Il Pd, compagine di grande tradizione, spesso dipinto come il più solido e responsabile fra i partiti italiani, quello che avrebbe dovuto rappresentare la bussola di assennatezza e moderazione all’interno del governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi, da giorni è avviluppato in un vero e proprio psicodramma, che non accenna a trovare una conclusione e che anzi ogni giorno offre, a militanti ed elettori dem – sempre più scoraggiati ed esterrefatti – ed a tutti i cittadini di qualunque idea politica, nuovi colpi di scena, nuove sortite. Gli attacchi, si pensi alla giornalista De Gregorio, contro il segretario, poi le dimissioni improvvise di Nicola Zingaretti, le incursioni di Grillo e Casalino, le Sardine impegnate, in barba rischio Covid e all’anagrafe impietoso, in una sorta di occupazione studentesca del Nazareno, con tanto di tende e sacchi a pelo. Infine, l’ipotesi di sostituire, alla guida del partito che fu di Togliatti e Berlinguer, il “fratello di” con “il nipote di suo zio”, ovvero Enrico Letta, prima illustre vittima delle strategie di Renzi per la scalata al Pd, personaggio, per quanto valido e rispettabile, inadatto per appeal a risollevare le sorti di una formazione in profonda crisi di identità e di consensi. Talmente in crisi da aver ridato vigore, a sinistra, ad un Movimento 5 Stelle che, per quanto a sua volta tormentato da problematiche interne, sembra oggi, al confronto, ben più solido e identitario, quindi elettoralmente più appetibile, del Pd. Per quanto lontani, spesso se non sempre, dai valori, dalle proposte, dalle idee espresse dal nostro sindacato, non possiamo che, con un pizzico di ironia, lanciare un messaggio di solidarietà ai dem. Meriterebbero, comunque, di meglio. E con loro gli italiani tutti, che avrebbero bisogno di una politica stabile in questo momento storico così difficile. Sarà pure dell’esercito avversario, salvate, comunque, il soldato Pd!