A denunciarlo è il Rapporto Bes, sottolineando che la pandemia ha peggiorato le cose

«In Italia, nonostante i miglioramenti conseguiti nell’ultimo decennio, non si è ancora in grado di offrire a tutti i giovani le stesse opportunità per un’educazione adeguata». Così l’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, nel Rapporto sul Bes, acronimo che sta per Benessere equo e sostenibile. Molto dipende «dall’estrazione sociale, dal contesto socio-economico e dal territorio in cui si vive»: migliori sono questi fattori, più alto sarà il livello di istruzione e maggiori le competenze che il giovane riuscirà a raggiungere. Nell’anno scolastico 2018-’19, ad esempio, la quota di ragazzi del secondo anno delle scuole di secondo grado, che non hanno raggiunto un livello di competenza alfabetica sufficiente, è stata del 30,4%, con variazioni molto ampie sul territorio. Si passa, infatti, dal 41,9% nel Mezzogiorno al 20,7% nel Nord. Quello appena trascorso è stato un anno difficile per tutti. Incluso il mondo dell’istruzione. Secondo l’Istat, «la pandemia del 2020, con la conseguente chiusura degli istituti scolastici e universitari e lo spostamento verso la didattica a distanza, o integrata, ha acuito le disuguaglianze». Quello italiano è un sistema diseguale e che non ha permesso all’Italia di stare al passo dell’Europa. Il divario sull’istruzione ha continuato ad aumentare: nel secondo trimestre 2020, il 62,6% delle persone di 25-64 anni ha almeno il diploma superiore – era il 54,8%, nel 2010 –, una quota più bassa di 16 punti percentuali rispetto alla media Ue. Tra i giovani di 30-34 anni il 27,9% ha un titolo universitario o terziario (19,8% nel 2010) contro il 42,1% della media europea.