di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale UGL

L’Italia ha superato la soglia dei 100 mila morti, “di” o “per” il Covid-19 fa ben poca differenza. Il bollettino quotidiano con 13.902 nuovi casi e 318 vittime conferma la risalita della curva, con un tasso di positività a quota 7,5. Il Covid-19 e, ciò che è peggio, le varianti continuano a correre. Si è perso del tempo prezioso e si è dimostrato altresì scarso coraggio sia a capire, già da gennaio, di fronte a quali prospettive di lì a pochi mesi l’Italia si sarebbe trovata sia a intuire che il piano vaccinale e i contratti di fornitura, stipulati tra le big pharma e la UE, non avrebbero funzionato. Si dirà che nel frattempo è scoppiata una crisi di Governo e se ne imputa, spesso e volentieri, la colpa ad un solo capro espiatorio: il senatore Matteo Renzi. Un politico, ed ex presidente del Consiglio, che l’UGL ha sempre contrastato. Le sue riforme hanno cancellato diritti fondamentali per i lavoratori e per il mondo del lavoro, da lì in poi irreversibilmente precarizzato. Come dimostrato a distanza di anni dai dati su occupazione e disoccupazione in tempo di pandemia, le situazioni più fragili, la maggior parte delle quali rappresentate da donne, sono state le prime a saltare. Una strage di posti di lavoro già annunciata. Ma quando ci si trova di fronte ad una serie di fatti che dimostrano quanti errori sono stati fatti dal Conte bis, quante bugie siano state dette (“l’Italia modello per il mondo”) dovrebbe diventare difficile per tutti, persino per chi da tempo politicamente e sindacalmente lo contrasta, imputare soltanto a Renzi la responsabilità dei ritardi ai quali si sta cercando ora di mettere riparo. Alla luce di un Recovery Plan da riscrivere da capo e in poco tempo, di una Governance stabilita presso il ministero dell’Economia, ovvero nella sua naturale sede, e non più presso una piramide “modello Conte”– non lasciamoci facilmente illudere che sarebbe costati meno dei 25 mila euro pagati a McKinsey per la consulenza a Draghi -, dei ristori ancora da redistribuire nonostante lo scostamento di bilancio votato il 20 gennaio, degli scandali emersi sulle forniture di mascherine, delle importanti, strategiche crisi aziendali irrisolte e sempre più complicate da risolvere, delle tante attività, delle piccole aziende, dei professionisti, dei posti di lavoro cancellati, e senza che vi fosse all’orizzonte una prospettiva di crescita, ecco di fronte a tutto questo sarebbe stato lecito aspettarsi un “mea culpa”. Invece, grazie al fair play politico che un Governo “di salvezza nazionale” impone, ad una ancora vivissima e composita propaganda “pro Conte 2” e ad un prevedibile terremoto politico in atto, “guarda caso”, proprio nei partiti che sostenevano il Conte bis, ci apprestiamo adesso ad assistere al ritorno di un leader, a capo di un Movimento dai contorni e dalle idee piuttosto incerti, sconfitto dai fatti e dagli errori, un tempo si sarebbe detto dalla storia. Ma non dalla propaganda.