di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale UGL

Variante inglese, brasiliana, sudafricana. Un’altra rarissima, capace di mettere in allarme tutti, individuata a Varese, per ora unico caso in Italia. I contagi che crescono, le terapie intensive che iniziano ad essere pericolosamente affollate in molte aree del Paese. L’ipotesi di nuove restrizioni da adottare un po’ovunque, addirittura quella di un nuovo lockdown nazionale o comunque di vedere di tutte o quasi le Regioni colorate di rosso inizia a farsi purtroppo molto concreta, in attesa del decollo del piano vaccinale. Nel caso in cui questi timori dovessero avverarsi, sarebbe necessaria una nuova linea di condotta per non ripetere alcuni gravi errori riscontrati nella gestione, da parte del Conte 2, delle precedenti fasi più critiche della pandemia. Un segnale di discontinuità nell’affrontare in modo tempestivo ed adeguato le implicazioni economiche e sociali che deriverebbero da un’eventuale nuova stretta sulle attività. La maggioranza attualmente è impegnata sulle ultime correzioni al Dl Sostegno, col quale si dovrebbero tamponare le perdite subite dalle imprese chiuse nei mesi scorsi e rifinanziare le misure a sostegno delle fasce sociali più deboli. Sul fronte ristori, saranno – giustamente – calcolati su base annua e non bimestrale, per avere un quadro più adeguato delle perdite di fatturato e quindi sull’importo dei rimborsi da dare. Sarà rifinanziato il reddito di cittadinanza e prorogato quello di emergenza, ci dovrebbero essere altri interventi per sostenere le imprese impossibilitate a restituire i prestiti bancari ottenuti con la garanzia pubblica, anche a tutela delle stesse banche. Questi provvedimenti, però, sono stati studiati per compensare gli effetti sul sistema economico e produttivo delle chiusure già avvenute, quelle da dicembre in poi, dato che con la crisi di governo il meccanismo degli aiuti si era temporaneamente bloccato. Se ci sarà un nuovo lockdown o qualcosa di simile, dovranno necessariamente essere approntati altri interventi, e con urgenza, per non inseguire, stavolta, le problematiche, ma anticiparle, evitando così ulteriori effetti depressivi sulla nostra economia e sulla società. Stessa cosa sul fronte scuola: dato il nesso – evidente – tra aperture e contagi, molte scuole stanno chiudendo e non è escluso un ritorno generalizzato alla Dad. Che si intervenga prontamente, non solo per rendere la didattica a distanza il più efficace possibile, a tutela di insegnanti e studenti, ma anche al fine di consentire ai lavoratori con figli in età scolastica, specie quelli con bambini piccoli o non autosufficienti, che necessitano di essere seguiti e non possono rimanere soli in casa, di avere a disposizione degli aiuti, in modo rapido e fruibile, indispensabili in caso di Dad per tutti i genitori che lavorano ed in particolare, inutile negarlo – tra l’altro oggi è l’otto marzo – per le lavoratrici madri.