Nel periodo precedente alla pandemia dai dati emerge che più del 90% del campione di donne intervistato, si recava giornalmente sul luogo di lavoro; con il Covid quasi il 50% delle donne è stato obbligato a cambiare orario di lavoro. Nel 51% dei casi sono presenti e applicate misure di flessibilità in entrata e in uscita mentre per il 15% degli intervistati non sono previste; per il 10% pur essendo prevista non viene applicata. Questo conferma che la flessibilità di orario è stata recepita solo in parte dalla contrattazione collettiva e dagli accordi di secondo livello. Il part-time rimane una misura adottata nelle varie aziende (44,4%) con una buona percentuale di fruizione (31,5%) da parte delle donne. Anche l’istituzione della Banca ore è presente nel 33,5% dei casi. Per il più recente istituto della Cessione solidale dei permessi è stato recepito dal 26,2% delle aziende/amministrazioni mentre non è ancora presente nel 31,9% delle realtà prese in esame. Sul versante genitorialità, vi sono misure come l’estensione del congedo parentale e/o di paternità, ma risultano meno presenti i nidi aziendali o i buoni baby sitting. Come risulta poco presente l’adozione di misure di aiuto alle lavoratrici madri che rientrano dalla maternità attraverso la formazione e la riqualificazione delle competenze. Con riferimento al welfare aziendale, le aree più mature sono sicurezza, prevenzione, conciliazione, sostegno ai genitori, mentre sono ancora indietro i servizi di assistenza, inclusione sociale, servizi di cura, sostegno all’istruzione figli/familiari, welfare di comunità. Interessante la percezione rispetto al tema della produttività. Il connubio tra una maggiore produttività ed un benessere, anche se in questo senso inteso come complessivo dell’unità familiare, inclusa evidentemente anche la gestione della vita privata, è incontrovertibilmente un nodo da cui costruire un sistema migliore. Altro dato da valutare è che, addirittura 122 persone hanno indicato come molto positivi i “vantaggi di salute”, ovvero meno stress percepito. Ed ancora: la parità tra uomini e donne è ancora lontana e gli organismi di parità nello smart working hanno maggiore difficoltà ad espletare le proprie funzioni come si può dedurre dalle risposte date al questionario secondo cui il 35,1% delle intervistate risponde di non sapere se esistono tali organismi. L’83% delle donne intervistate dichiara che nelle proprie aree produttive siano presenti sì organismi di pari opportunità, ma 135 persone non rispondono alla domanda se detti organismi abbiano un ruolo di supporto alle lavoratrici.