di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale UGL

Ieri, come un fulmine a ciel sereno – anzi forse come un fulmine in un cielo già piuttosto tempestoso – sono arrivate le dimissioni del Segretario del Pd, Nicola Zingaretti. In attesa di sapere se saranno confermate ed accettate, non è comunque facile comprendere cosa si stia muovendo nel mondo progressista, nel quale, nel giro di poche settimane, si sono verificati diversi colpi di scena. La crisi del governo Conte due, firmata Italia Viva. L’entrata di tutti i partiti ex giallorossi, compreso Leu, nell’esecutivo di unità nazionale guidato da Draghi, nonostante i vari “O Conte o voto” e “Mai con la Lega”. La crisi interna ai Cinque Stelle, con tanti fuoriusciti anche illustri e poi il nuovo ruolo dell’ex premier nel M5s. Il futuro dell’alleanza tra pentastellati e piddini, in vista anche delle amministrative che verranno. L’imbarazzo di dover affrontare la necessità di voltare pagina rispetto agli errori fatti dal governo precedente, vedasi l’allontanamento di Arcuri e i distinguo di Bonaccini, e di trovarsi fianco a fianco, nel Consiglio dei Ministri, non solo con gli esponenti di Forza Italia, ma anche con la compagine numerosa e piuttosto influente della Lega. Malumori, polemiche, l’esigenza di un riposizionamento avvertita da molti, specie nei partiti principali dell’ex maggioranza, quelli in maggiore difficoltà: M5s e Pd. Non sappiamo a cosa porteranno questi sommovimenti politici, quello che è certo è l’apporto piuttosto evanescente che la sinistra, nel complesso sta offrendo, in termini di idee, di soluzioni per risolvere la grave crisi sanitaria, economica e sociale in atto, al governo di unità nazionale. Una sinistra che sembra guardare con troppa nostalgia al Conte 2, facendo finta di non vedere il baratro nel quale il Paese stava precipitando prima dell’investitura del nuovo premier. Un piano vaccinale a dir poco inadeguato, un piano economico solo abbozzato, il Paese in gravissima crisi. Il nuovo Esecutivo è stato creato, con l’input di Mattarella, per tentare di risolvere una situazione drammatica, chiarita dai numeri su contagi e decessi, disoccupazione, aziende cessate, aumento della povertà. Ora si stanno vedendo i primi effetti del cambio della guardia a Palazzo Chigi. Parte delle misure del governo precedente sono state confermate anche se con qualche aggiustamento, il sistema dei colori per le Regioni, la necessità di chiudere le attività in caso di eccessiva diffusione del virus, con lo spettro incombente di una possibile terza ondata in arrivo. Tanti, però, sono i segnali di discontinuità, sia nei provvedimenti anti-contagio, che sul piano della campagna vaccinale, con il ruolo ben più assertivo di Draghi in Europa rispetto a quello avuto a suo tempo dal predecessore Conte. Speriamo che ne arrivino altri, sul fronte dei ristori, ad esempio, e che si prendano decisioni adeguate per il mantenimento della coesione sociale e per la tenuta dell’occupazione: di questo potrebbe e dovrebbe occuparsi il “fronte progressista”, più che, come ha detto lo stesso Zingaretti, di giochi di alleanze e poltrone.