Bail in, dopo la Corte UE possibile valanga di ricorsi da parte di Banche e risparmiatori

Piove su Bruxelles, più del solito, e sarà una pioggia di ricorsi da parte di Banche e risparmiatori. La Corte UE ha stabilito una volta per tutte che non furono “aiuto di Stato” le risorse concesse dal Fondo Interbancario (Fitd) alla Popolare di Bari per il salvataggio di Tercas nel 2014, bocciati invece dall’Antitrust Ue all’epoca. La Corte Ue così ha respinto ieri l’impugnazione dell’Antitrust europeo che contestava la sentenza del Tribunale, risalente al 2019, secondo cui i fondi non costituivano aiuti di Stato in quanto non controllati dalle autorità pubbliche italiane. Infatti il suddetto fondo è un ente di diritto privato e non pubblico. Un errore giuridico che è costato lacrime e sangue anche agli ex clienti di Banca Etruria, CariChieti, CariFerrara e Banca Marche, dove avevano depositato i risparmi di una vita. Nonché ai dipendenti delle Banche e alle Banche stesse, agli azionisti e obbligazionisti. Tanto che il presidente dell’Abi ieri si è apprestato subito a commentare: «Risarcire i risparmiatori e le banche per l’errore della precedente Commissione europea». Sono passati ormai sei anni e i danni, anche politici, sono incalcolabili. Ma è importante anche che sia stata messa fine al contenzioso legale tra Roma e Bruxelles sui fallimenti bancari. L’Italia ha avuto ragione sul salvataggio delle Casse di Teramo (Tercas) e ciò può portare a diverse conseguenze non solo sul piano dei risarcimenti che Abi pretende siano «immediati», ma anche su quello delle regole, arrivando in tempi non lunghissimi alle revisione delle direttive europee in materia, a partire dal bail in, e al completamento dell’Unione bancaria europea. Va ricordato che la vicenda origina da un’interpretazione errata da parte della Direzione Concorrenza della Ue, allora guidata da Margrethe Vestager, che a fine 2015 definì aiuto di stato l’intervento preventivo del Fitd a supporto di Banca Tercas. Interventi di quel tipo negli anni precedenti ne erano stati fatti a decine. Ma l’Unione europea in quel momento aveva cambiato le regole per la gestione delle crisi bancarie e la direttiva sul bail in stava per entrare in vigore. Nel 2019 il Tribunale europeo – anni dopo la risoluzione delle quattro banche (Carichieti, Etruria, Banca Marche e CassaFerrara) e l’iter tortuoso e costoso (per lo Stato) per la cessione delle due Popolari venete a Intesa Sanpaolo – ha stabilito che quel divieto era basato su un errore di diritto. Errore ieri riconfermato dalla Corte di Giustizia. I danni di questo errore sono incalcolabili soprattutto in termini di sfiducia e rancore scaricatisi sulle istituzioni europee.