Vaccini, il cancelliere austriaco Kurz: «Non faremo più affidamento sulla Ue». Insieme alla Danimarca e ai Paesi del gruppo “First Mover”

Dopo l’ammissione di errori da parte della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e dopo i richiami più che puntuali del premier italiano Mario Draghi nel corso dell’ultimo Consiglio europeo, ecco arrivare in tema di vaccini l’ultima tegola: il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha annunciato un cambio di rotta, autonomo e unilaterale, nella strategia alla lotta contro il coronavirus. In una dichiarazione inviata all’agenzia di stampa austriaca Apa, Kurz ha detto che «Austria, Danimarca e i membri del gruppo “First Mover” in futuro non faranno più affidamento sull’Ue e, insieme a Israele, produrranno dosi di vaccino di seconda generazione per far fronte ad ulteriori mutazioni del coronavirus». Il gruppo “First Mover” si era formato in estate per iniziativa dello stesso Kurz al fine di studiare risposte più celeri alla pandemia, ne fanno parte Austria, Danimarca, Grecia e Repubblica Ceca, oltre a Norvegia, Israele, Australia e Nuova Zelanda. Basti pensare che la sola Austria ha un fabbisogno di circa 30 milioni di dosi di vaccino e per arrivare all’immunità di gregge dovrà vaccinare i due terzi della popolazione, più di 6 milioni di persone, all’anno. In vista del viaggio in Israele, in programma per il 4 marzo, Kurz incontrerà le case farmaceutiche austriache. Sull’approccio Ue Kurz ha detto: «È stato fondamentalmente corretto, ma l’Ema (l’Agenzia europea per i medicinali) è troppo lenta con le approvazioni dei vaccini e ci sono rallentamenti nelle consegne da parte delle aziende farmaceutiche». Troppo in ritardo, quindi, anche l’annuncio di ieri della stessa von der Leyen secondo la quale l’Ema presto velocizzerà le procedure di approvazione dei vaccini. Segno che l’UE sta rincorrendo e non anticipando i problemi, pur evidenti e sotto gli occhi ormai di chiunque. Tanto che anche la stessa Germania si è da tempo attrezzata da sola, attraverso una task force, per aumentare la produzione locale di vaccini sia per proteggersi dalle pandemie sia dalle interruzioni negli approvvigionamenti. Da parte sua il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, avrebbe già confermato che con Kurz e il primo ministro danese, Mette Frederiksen, parlerà di «una collaborazione sulla produzione di vaccini».
Dunque per von der Leyen e per la UE non si apre semplicemente un “caso sanitario” ma un caso politico, che rischia di generare un “effetto domino”: l’annuncio di Kurz è uno strappo rispetto al programma congiunto tra gli Stati membri di acquisti di vaccini della Ue e per le ricerche sulle possibili cure da Covid. Dopo aver dato sufficiente peso alle critiche provenienti non solo da capi di Stato, sarà difficile ignorare per von der Leyen questo gravissimo strappo. Soprattutto se come preconizzato dalla stessa von der Leyen al Financial Times ci attende «un’epoca di pandemie».