Lavoro e fisco non vanno sicuramente d’accordo, anche al netto delle giuste considerazioni che si fanno in ordine al dovere di pagare le tasse per contribuire alla erogazione dei servizi fondamentali per il cittadino. La lettura di una busta paga, in questo senso, chiarisce quale è la distanza esistente fra l’effettivo costo di un dipendente per il datore di lavoro e quanto quello stesso dipendente percepisce in concreto. Una differenza importante che finisce spesso per alimentare a margine una polemica sulla maggiore o minore propensione delle categorie ad evadere le tasse. La differenza fra lordo e netto prende il nome di cuneo fiscale; più alto è questo e meno efficiente è il sistema. L’Italia, come altri Paesi, presenta un cuneo fiscale molto elevato che è stato solo in parte intaccato nel corso degli anni con azioni che hanno finito per interessare anche la parte relativa ai contributi previdenziali. Questo perché ogni intervento presenta dei pro e dei contro. Ad esempio, l’introduzione di aliquote sostitutive per favorire gli accordi di produttività ha effetti sulle entrate dello Stato, ma pure su quelle di regioni e enti locali. La decontribuzione senza copertura figurativa produce uno sbilanciamento in termini previdenziali, mentre tutto il sistema delle detrazioni e delle deduzioni finisce per creare una babele di agevolazioni spesso non rivendicate dalla persona perché non conosciute. Lo stesso bonus Renzi, anche nella versione targata Gualtieri, presenta scompensi e dimenticanze importanti.