L’attenzione di tutti è rivolta alle agevolazioni fiscali, quelle che vengono definite le tax expenditures, applicate a famiglie e imprese; incide, però, l’altolà imposto della Corte costituzionale su lavoro e pensioni

Si ragiona spesso su come e dove trovare le risorse per poter attuare una riforma del fisco equa per tutte le categorie, per le famiglie e per le imprese. Ogni tassello che si sposta finisce per avere delle conseguenze – positive o negative – su una platea di persone con caratteristiche simili, per cui è evidente a tutti come la quadratura del cerchio sia complessa. Quando si parla di risorse da trovare, si pensa immediatamente alla revisione della spesa pubblica, che, in condizioni normali e non straordinari come negli ultimi dodici mesi, si attesta all’incirca intorno agli 800 miliardi di euro. La caccia agli sprechi potrebbe permettere di recuperare qualche miliardo, probabilmente non sufficienti per un intervento sostanzioso. All’interno della spesa pubblica vi è una voce particolarmente ampia ed anche difficile da catalogare, in quanto in costante evoluzione. Parliamo del pacchetto di agevolazioni fiscali, le cosiddette tax expenditures, diverse centinaia di voci che messe insieme, stando ad uno studio peraltro datato, dovrebbero quotare sui 140 miliardi di euro. Una cifra enorme che produce una importante redistribuzione del reddito a vantaggio di alcune tipologie di contribuenti – singoli cittadini o imprese – rispetto ad altre. Mettere ordine nel ginepraio è sicuramente utile, oltre che necessario proprio per rendere più efficiente la spesa pubblica. Chiaramente, non tutte le voci sono intaccabili: la Corte costituzionale ha ricordato di non toccare le agevolazioni per lavoratori dipendenti e per i pensionati.