Tuttavia sono quelli che hanno passato più tempo a studiare durante la pandemia

Solo il 45% degli studenti universitari italiani si dice fiducioso riguardo alle proprie finanze, il secondo dato più basso tra gli studenti dei 21 Paesi coinvolti nel sondaggio: soltanto in Giappone si registra una percentuale più bassa (31%). A rivelarlo è una rilevazione di Yonder, nota precedentemente come Populus, pubblicato sul sito della Chegg, un’azienda statunitense di tecnologia per l’istruzione, con sede nella Silicon Valley. Dei circa 17mila studenti d’età compresa tra i 18 e i 21 anni coinvolti nel sondaggio, 700 sono italiani. Che dichiarano di aver dedicato mediamente 27 ore a settimana allo studio, durante l’emergenza sanitaria. Ad eccezione degli studenti tedeschi e messicani – anche loro hanno trascorso lo stesso tempo sui libri –, nessuno ha studiato di più. Gli argentini si fermano a 26 ore, russi e spagnoli a 25. Costretti a passare molto più tempo a casa, complici le misure restrittive per limitare i contagi, gli studenti italiani – il 92% dei quali riferisce che la propria università ha interrotto la didattica in presenza – hanno dedicato più tempo allo studio rispetto a quanto erano soliti fare prima della pandemia: il 47% dichiara di aver studiato di più. Solo il 23% non lo ha fatto. Rispetto ai loro colleghi-coetanei, gli studenti italiani sostengono che l’emergenza sanitaria non ha avuto un impatto negativo sulla propria salute mentale: la quota di quanti ammettono di aver sofferto si ferma al 25%, il dato più basso tra tutti i Paesi coinvolti nel sondaggio.