di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale UGL

La vicenda Alitalia coinvolge più di 10mila dipendenti diretti. È una crisi alla quale bisogna rispondere innanzitutto salvaguardando e tutelando quei lavoratori che, in attesa del via libera di Bruxelles per l’ultima tranche di ristori Covid coi quali pagare i dipendenti, per la prima volta nella storia della compagnia, questo mese non saranno retribuiti regolarmente, ma dovranno aspettare marzo per ricevere il proprio stipendio. La pandemia ha bloccato l’intero trasporto aereo mondiale, ha determinato un crollo generale dei voli effettuati a causa delle restrizioni imposte dal Covid – tra il 60 ed il 70% in meno nel corso del 2020, tra il 30 e il 50% in meno quest’anno –, con la previsione di tornare ai livelli pre-coronavirus solo fra qualche anno, non prima del 2024. Per rispondere a queste problematiche urgenti occorrono interventi immediati che consentano il pagamento degli stipendi, la proroga del blocco dei licenziamenti, l’individuazione di ammortizzatori adeguati, finalizzati a superare l’emergenza salvaguardando i lavoratori e le loro famiglie. Ma la questione Alitalia, virus a parte, nasce da molto più lontano ed ha orizzonti più ampi. È una crisi annosa da leggere alla luce delle molte scelte sbagliate, che non hanno saputo valorizzare quello che un tempo era un fiore all’occhiello per il nostro Paese e che hanno consentito – in questo settore come in altri – il proliferare di una concorrenza sleale selvaggia a danno della nostra economia e del nostro benessere. Per affrontare questo aspetto fondamentale della vertenza Alitalia occorrerebbe una strategia a lungo termine, in grado di garantire un futuro certo al vettore. Ed è qui che la vicenda della compagnia si incrocia con il destino stesso del Paese, con l’idea di Italia da costruire per il futuro. Alitalia non è solo un’azienda: è un asset strategico, per via dell’indotto consistente, nell’industria e nel commercio, che le ruota o le potrebbe ruotare attorno, per le stesse caratteristiche dell’Italia, Paese ad altissima vocazione turistica. Passata questa crisi sanitaria, che a breve, grazie anche alla campagna vaccinale, si spera possa essere superata, l’Italia tornerà ad avere un flusso consistente di presenze richiamate dalle nostre bellezze paesaggistiche e dal nostro immenso patrimonio culturale. Le rotte verso l’Italia torneranno ad essere ambite e frequentate. L’Italia possiede le competenze e le potenzialità per essere un grande Paese, avrebbe tutte le carte in regola per tornare ad essere una potenza industriale e un leader nel settore del turismo e, in questo scenario di crescita, la compagnia potrebbe e dovrebbe avere una parte considerevole. Si tratta ora di scegliere, anche decidendo il destino di Alitalia, se riservare all’Italia un ruolo marginale, nel trasporto aereo e non solo, o se provare, di nuovo a crescere, a volare.