Covid, dal confronto alla sintesi: in arrivo il primo decreto legge di Draghi. Oggi il ministro della Salute, Roberto Speranza, alla Camera: «Non ci sono condizioni per abbassare le misure». Le varianti allarmano. «Alzare la guardia»

Alla fine la sintesi sarà del presidente del Consiglio, Mario Draghi, e già l’eventualità che le decisioni sulle prossime misure anti Covid saranno adottate (non prima di venerdì cioè del nuovo monitoraggio sullo stato della pandemia) attraverso un decreto legge, e non un Dpcm, per coinvolgere maggiormente il Parlamento, segnerebbe un ulteriore punto di discontinuità rispetto al precedente esecutivo giallorosso. Ma non è solo questo: ieri in serata Draghi ha riunito ministri ed esperti al fine di trovare la sintesi tra le tesi degli “aperturisti” e dei “rigoristi”, che ha “scomposto” un po’ i tradizionali schieramenti politici, in vista del nuovo provvedimento che dovrà sostituire il dpcm firmato da Giuseppe Conte in scadenza il 5 marzo. Non sarà una sintesi facile da individuare: le varianti spingono la diffusione del Covid, oltre il 30% delle infezioni in Italia è dovuto a quella inglese e a metà marzo sarà predominante in tutto il Paese, secondo quanto riferito dagli esperti di Iss e Cts al premier Mario Draghi. E poi oltre alla variante inglese, a preoccupare c’è anche quella brasiliana: un caso è stato scoperto in una scuola di Roma, mentre in diverse zone si sta materializzando la temuta terza ondata. C’è allarme per la provincia di Brescia, che diventa zona “arancione rafforzata”, come per 14 comuni dell’Emilia Romagna. Secondo Guido Bertolaso, a Brescia «siamo di fronte alla terza ondata della pandemia e va aggredita immediatamente». Ma aumentano anche le zone rosse: Torrice, nel frusinate, San Cipirello e San Giuseppe Jato (Palermo). Se il leader della Lega, Matteo Salvini, e il presidente della Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, insistono a chiedere le riaperture dove è più sicuro, il ministro della Salute e gli esperti del Cts frenano. «Abbiamo rappresentato al presidente del Consiglio i dati e i numeri, noi siamo prudenti, ma non abbiamo descritto una situazione di catastrofe imminente», ha precisato Agostino Miozzo, coordinatore del Cts. Venerdì ci saranno i dati del nuovo monitoraggio, «poi vedremo», ma l’eventualità di una zona arancione nazionale sembra al momento accantonata. È certo che il metodo Draghi si sta delineando di giorno in giorno: profilo comunicativo quasi inesistente, coinvolgimento e ascolto vero di tutte le voci politiche, di tutte le parti sociali nonché degli esperti per arrivare ad una sintesi, sì, che sarà solo del Presidente, ma con tutti gli oneri e gli onori, c’è da augurarselo, del caso.