Scuola magister
La scuola viene sicuramente da un anno molto complicato. Dopo il lockdown di marzo, la didattica a distanza ha stentato a carburare, mentre il nuovo anno è ripartito a rilento, dai banchi monoposto alla difficoltà di coniugare presenza e spazi, fino ad arrivare ai ritardi nella definizione degli organici, con i dirigenti scolastici che, ancora a inizio settembre, non sapevano come organizzarsi. Correttamente, quindi, Mario Draghi individua nella scuola la seconda delle priorità. Il primo obiettivo è semplice nel dire, quanto complesso nel fare, vale a dire riuscire a tornare rapidamente ad un orario scolastico normale. Draghi insiste – e in ciò impegna il suo governo – che è necessario recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno. quindi, le eventuali carenze formative relative all’anno scolastico in corso – dove la didattica a distanza è stata da subito una delle modalità adottabili -, ma quelle dell’anno scolastico 2019-2020. Draghi, però, non si ferma a fotografare cosa successo; aggiunge un ulteriore tassello, quando parla di «transizione culturale a partire dal patrimonio identitario umanistico riconosciuto a livello internazionale». Draghi parla anche di nuove competenze scientifiche, di multilinguismo, di digitalizzazione, di formazione del personale docente, di potenziamento degli istituti tecnici.

Il cambiamento
Volendo trarre un insegnamento da quanto successo nell’ultimo anno, anche le difficoltà della scuola possono servire per capire che serve rivedere dei paradigmi considerati inviolabili. Ed invece, secondo Draghi, che traccia così un altro punto del suo programma per andare oltre la pandemia occorre cambiare registro. «Proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale, richiede un approccio nuovo: digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori, biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane». Si tratta di una sfida complessiva che richiede una enorme capacità di cambiamento. Draghi si sofferma sul turismo, un settore che rappresenta il 14 percento del totale delle attività economiche del nostro Paese. le imprese e i lavoratori del settore dovranno essere aiutati ad uscire dai disastri della pandemia, spiega Draghi, «senza scordare che il nostro turismo avrà un futuro se non dimentichiamo che esso vive della nostra capacità di preservare, cioè almeno non sciupare, città d’arte, luoghi e tradizioni che successive generazioni attraverso molti secoli hanno saputo preservare e ci hanno tramandato».