Il doppio impegno sul presente e sul futuro; il ruolo dei partiti e della politica

Le parole che il presidente del consiglio dei ministri, Mario Draghi, ha utilizzato richiamano un linguaggio spesso di altri tempi. Non è un caso, evidentemente, che la prima citazione riporta a Camillo Benso, conte di Cavour. «Il Governo – chiarisce Draghi – farà le riforme ma affronterà anche l’emergenza. Non esiste un prima e un dopo. Siamo consci dell’insegnamento di Cavour: “le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano”. Ma nel frattempo dobbiamo occuparci di chi soffre adesso, di chi oggi perde il lavoro o è costretto a chiudere la propria attività». Subito dopo aver ringraziato il capo dello Stato, Sergio Mattarella, e il suo predecessore, Giuseppe Conte, Draghi si sofferma sul ruolo della politica e dei partiti. Il governo che il Parlamento si appresta a votare, «Riassume la volontà, la consapevolezza, il senso di responsabilità delle forze politiche che lo sostengono alle quali è stata chiesta una rinuncia per il bene di tutti, dei propri elettori come degli elettori di altri schieramenti, anche dell’opposizione, dei cittadini italiani tutti. Questo è lo spirito repubblicano di un governo che nasce in una situazione di emergenza raccogliendo l’alta indicazione del capo dello Stato». Non è, quindi, un fallimento della politica, come scritto da qualcuno; tutt’altro. «Oggi noi abbiamo, come accadde ai governi dell’immediato Dopoguerra, la possibilità, o meglio la responsabilità, di avviare una Nuova Ricostruzione». La Storia, in un certo senso, finisce quasi per ripetersi: «A quella Ricostruzione collaborarono forze politiche ideologicamente lontane se non contrapposte. Sono certo che anche a questa Nuova Ricostruzione nessuno farà mancare, nella distinzione di ruoli e identità, il proprio apporto». La prima parte del discorso di Draghi, dopo il richiamo all’Europa e alla collocazione atlantica, si chiude con una professione d’orgoglio: «Siamo una grande potenza economica e culturale. Dobbiamo essere più orgogliosi, più giusti e più generosi nei confronti del nostro Paese».