Il rebus sottosegretari e vice ministri agita gli equilibri dell’appena nato Governo Draghi

Chissà se in queste ore il presidente del Consiglio, Mario Draghi, avrà già smesso di lavorare al suo discorso programmatico, ma soprattutto se sarà riuscito ad arrivare ad una definizione del resto della squadra di Governo: dai capi di gabinetto alla composizione del pacchetto vice ministri e sottosegretari. Un lavoro decisamente difficile. Le polemiche nella nuova maggioranza, esplose con il “caso sci”, che ha fatto semplicemente da detonatore ad un malcontento già esistente e all’abitudine di essersi sempre trovati su fronti opposti, non si sono placate. Così come sembra addirittura peggiorare la balcanizzazione del M5s, non pericolosa in termini di numeri – e cioè di voti da ottenere tra mercoledì e giovedì rispettivamente al Senato e alla Camera -, ma di clima che aleggia intorno al Governo. Al “rebus sottosegretari” si aggiunge come ostacolo anche la polemica tutta interna al Pd sull’assenza delle donne del partito nei “posti di prima fascia”, cioè tra i ministri che qualcuna vorrebbe fuori tempo massimo sostituire, divise a loro volta tra quelle che vorrebbero almeno un posto da sottosegretario e quelle che invece sono intenzionate a rifiutarlo.

Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha tentato di ricomporre le fratture all’interno del M5s, ma dalla rete è arrivato un appello al Capo Politico pro tempore o in sua vece al Garante per chiedere un nuovo voto su Rousseau ovvero «l’immediata apertura di una discussione che ponga gli iscritti nella possibilità di esprimersi sulla base di un quesito onesto, sincero, veritiero e reale sul ruolo del Movimento 5 Stelle nel Governo Draghi». Le cronache raccontano anche di un Silvio Berlusconi impegnato a placare i dissidi interni a Forza Italia fra le due anime contrapposte del partito, quella più vicina e quella più lontana alla Lega. Da non dimenticare anche la distanza tra Lega e Pd. Ieri sera però Matteo Salvini e Nicola Zingaretti, i due leader, hanno parlato ufficialmente di lavoro, ma con il seguente spirito: «Bisogna deporre l’ascia di guerra e lavorare». Il momento è difficile, forse solo un assaggio di ciò che sarà. Nell’aria anche la richiesta al presidente del Consiglio di aprire al più presto un confronto sul programma da attuare e sul Recovery Plan.