di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale UGL

Oggi è il turno dell’UGL, convocata dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, insieme ad altre sigle sindacali e alle imprese per discutere dei dossier più urgenti in mano al dicastero. Nel nostro documento, che abbiamo consegnato al ministro con le nostre idee e le nostre richieste, vi è in sintesi la convinzione, più volte dichiarata, della assoluta necessità di partire subito da una riforma degli ammortizzatori sociali, ma concentrando le risorse sul sostegno alle politiche attive nel medio e lungo periodo. La vera sfida è creare posti di lavoro mediante programmi di formazione, incentivi alle assunzioni, riduzione del costo del lavoro e interventi a favore delle imprese. È tempo ormai di invertire la rotta adottando misure volte a rilanciare la crescita e l’occupazione.
Ma è anche il tempo di invertire la rotta della comunicazione. Non si tratta “semplicemente”, come già fatto dall’UGL, di esprimere al nuovo esecutivo tutta la propria disponibilità e fattiva collaborazione ad affrontare i nodi irrisolti che riguardano il mondo del lavoro. A varare provvedimenti tempestivi per salvaguardare la stabilità sociale, posto che mancano appena 45 giorni alla scadenza del blocco dei licenziamenti, dopo i quali l’Italia rischia di finire in un baratro occupazionale. Basti pensare che, secondo la Banca d’Italia, il blocco dei licenziamenti è servito a scongiurare oltre 600 mila recessi.
Un’inversione di rotta occorre anche nelle parole e nella comunicazione, perché è imposta sia dai tempi di straordinaria e perdurante emergenza sia da un Governo che nei suoi “componenti chiave”, a partire dallo stesso presidente del Consiglio, Mario Draghi, quasi non comunica e non lascia tracce di sé sui social. Proprio nell’era della comunicazione. Come ha dimostrato il “caso sci” scoppiato ieri, la sempre più invasiva presenza mediatica di rappresentanti del mondo scientifico, spesso in disaccordo tra di loro o spesso determinati a usare toni allarmistici, il rischio è di agitare e di confondere un popolo e un sistema produttivo, ormai arrivati ben oltre lo stremo delle forze. Serve forse il fair play di altri tempi o quello di una nuova era. Come dimostrato ieri dal leader della Lega, Matteo Salvini, e da quello del Pd, Nicola Zingaretti, solitamente in aperta contrapposizione.
Non si tratta di confonderci tutti in una melassa, ma di comprendere quale tornante epocale della storia stiamo vivendo. Un periodo che lascerà un ricordo indelebile, e bisognerà fare di tutto affinché sia positivo, alle future generazioni.