Per il Governo Draghi niente “luna di miele”. Mercoledì il voto in Parlamento. Problemi e mal di pancia sono scoppiati già con la lista dei ministri. Secondo alcuni quotidiani tra Camera e Senato potrebbero mancare molti voti pentastellati

Già molto intricata la situazione nella quale si trova oggi il Governo Draghi a due giorni, passati, dal giuramento al Quirinale e a due giorni, ancora da trascorrere, dal voto in Parlamento. Scoppiato subito il caso della scarsa presenza femminile nell’esecutivo, soprattutto in ruoli chiave, e in particolare per il “vuoto cosmico” di donne del Pd. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, – in ritardo con i provvedimenti anti Covid a causa dei tempi imposti dalla crisi di Governo – ha scatenato con il suo stop arrivato a poche ore dall’apertura degli impianti sciistici la rivolta di imprese e Regioni interessate e con esse anche del centro destra. Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha criticato i tecnici del CTS «che dicono oggi tutto il contrario di ieri, seminando paure e incertezze» e in particolare Walter Ricciardi, il quale ha parlato della necessità di un nuovo lockdown nazionale. Il capo politico del M5s, Vito Crimi, sta facendo di tutto, anche promesse spericolate («se abbattono la prescrizione usciamo dal Governo»), per evitare spaccature del Movimento mercoledì prossimo in occasione del voto al Governo Draghi; il weekend è stato una girandola di vertici finiti in un nulla di fatto. Il Fatto Quotidiano sostiene che tra Camera e Senato saranno 40 i penstatellati pronti a votare no, la maggior parte dei quali a Palazzo Madama. Nel frattempo il neo ministro del Lavoro, Andrea Orlando, cerca di guadagnare tempo con le convocazioni di sindacati e imprese, annunciando già la riforma degli Ammortizzatori sociali. D’altronde la crisi economica incalza e rischia di peggiorare ulteriormente sotto i colpi di eventuali ulteriori chiusure e di vertenze in via di deflagrazione, come ex Ilva, Alitalia, Autostrade. C’è poi il “No” che si sta defilando con crescente nettezza da parte di Sinistra Italiana perché, secondo Nicola Fratoianni in un’intervista al Fatto Quotidiano, già posizionato all’opposizione, «la lista dei ministri, fatte salve alcune personalità, è pessima, ci sono i ministri che ci fanno tornare indietro ad un brutto film di 15 anni fa». Sono in pochi della precedente maggioranza di Governo ad avere lo stesso equilibrio di Stefano Fassina, il quale, rivolgendosi «con rispetto» a coloro che in LeU e M5S si dichiarano per il “No” a Draghi, afferma: «Attenzione, è governo del Presidente, per affrontare le emergenze sanitarie, sociali e democratiche. Non è governo di programma. È potenzialmente governo di tutti».