di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale UGL

La decisione presa dall’appena riconfermato ministro della Salute, Roberto Speranza, di rimandare ulteriormente la riapertura degli impianti sciistici, senza il necessario preavviso ed anzi a meno di 24 ore dall’annunciata riapertura, lascia francamente sbigottiti. Un indicatore non certo incoraggiante da parte del governo appena formato ed ancora in attesa della fiducia delle Camere. L’azione di Draghi e del suo esecutivo di unità nazionale, per dare avvio ad un nuovo corso politico correggendo gli errori del Conte 2, dovrebbe essere fondata su una maggiore sinergia non solo fra le forze politiche, ma anche fra governo centrale ed enti locali e soprattutto su un migliore coordinamento con le categorie produttive, al fine di contenere la pandemia minimizzando, però, i danni economici provocati dalle chiusure. In sintesi: gli impianti sciistici dovevano riaprire oggi, 15 febbraio, dopo una lunga chiusura, avvenuta in periodo di altissima stagione, in concomitanza con le feste di Natale. Il giorno prima della prevista ripresa, il ministro Speranza, sentito il parere del Cts, ha invece disposto un prolungamento della chiusura in tutta Italia, zone gialle comprese, fino al prossimo 5 marzo, ossia sostanzialmente fino al termine della stagione sciistica. Una decisione che provocherà danni ingenti all’intero settore, causati non solo dalla chiusura in quanto tale, ma anche dalla tempistica con la quale è arrivato il provvedimento. I gestori avevano organizzato, in vista della riapertura, le proprie attività, con tanto di stipule di contratti di lavoro, approvvigionamenti di forniture, prenotazioni, ora da annullare. A fronte di una decisione così improvvida, non sembra certo sufficiente la nota con la quale il ministero «si impegna a compensare al più presto gli operatori con adeguati ristori», mentre ancora sono da approvare quelli relativi allo scorso dicembre. La decisione di Speranza è stata accolta, come era prevedibile e comprensibile, da un coro di proteste. Da parte degli stessi gestori degli impianti, ma anche delle Regioni, col presidente Bonaccini che ha espresso «stupore e sconcerto», e di una porzione consistente – quella di Centrodestra – della nuova maggioranza di governo. Non si discute solo il merito, ossia la necessità di chiudere a causa della situazione epidemiologica, anche se le norme sui distanziamenti e le altre regole anti contagio potevano rendere sufficientemente sicuro sciare. Lascia perplessi anche e soprattutto il metodo di Speranza, la mancanza di un preavviso adeguato, segno di poca attenzione e scarso rispetto nei confronti di un settore che contribuisce a Pil e occupazione. Ampliando la prospettiva, ci si augura che non sia questo il modus operandi del nuovo governo, troppo simile a quello – sbagliato – di quello vecchio. Serve, e al più presto, un segnale concreto di discontinuità.