di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale UGL

Ha centrato il punto Franco Bechis su “Il Tempo”: l’Italia è uscita con le “ossa rotte” da un anno di Covid a gestione “giallorossa” ed è questa l’eredità lasciata dal governo Conte 2 all’esecutivo che verrà. Nell’attuale fase di entusiasmo ed alte aspettative verso il governo in formazione, forse si sta dimenticando la causa stessa dell’arrivo di Mario Draghi, prima al Quirinale da Mattarella e a breve, con tutta probabilità, a Palazzo Chigi. Il professor Draghi è stato chiamato con l’incarico di ricostruire sulle macerie, prima che sia troppo tardi. Questo il senso del suo mandato e dell’appello con il quale il Capo dello Stato ha dato avvio alla formazione di un esecutivo di unità nazionale. Macerie lasciate certamente dalla pandemia, ma anche, e non in modo irrilevante, dalle scelte politiche, sia in termini sanitari che economici, compiute dal governo uscente. Ultimamente si sente dire spesso che l’incarico assegnato a Draghi avrebbe certificato il fallimento della politica. In realtà, quello che ha certificato è senz’altro un fallimento, ma di alcune, specifiche e ben individuabili, scelte politiche. Attuate non dalla “politica” in generale, ma, in particolare, dal governo Conte 2 e dalla sua maggioranza. Un fallimento evidente, sia sul piano sanitario che economico, al quale si è voluta sottrarre una parte della maggioranza stessa, ossia Italia Viva di Renzi, che ha dato avvio alla crisi non per motivi “incomprensibili” come da più parti dichiarato, ma per ragioni chiarissime: ossia per ottenere, in un modo o nell’altro, un cambio di passo, dato che la strada che si stava percorrendo avrebbe portato il Paese al tracollo. Neanche il complesso dei media schierati a sostegno dell’ex avvocato del popolo e del suo governo di centrosinistra – gli stessi che ora si sono prontamente riposizionati al fianco di Draghi – possono nascondere la realtà. Nel prossimo futuro bisognerà ripartire da qui: da un’analisi attenta di ciò che non ha funzionato, per trovare soluzioni diverse e più efficaci, innescando una sostanziale discontinuità rispetto alle scelte fatte in passato. Non solo la formulazione farraginosa del Recovery Plan, che avrebbe potuto impedire l’accesso alle risorse messe in campo dall’Unione europea, non solo un piano vaccinale che stenta a decollare. In questo lungo anno di pandemia sono state moltissime le mancanze della politica, con ciò intendendo quella chiamata a fare scelte di governo. Dpcm dopo Dpcm. Sanità, mascherine, scuola, Cig in ritardo, ristori irrisori, bonus inutili, chiusure dell’ultimo minuto. Portando la nostra economia a diventare – di fronte a una pandemia che ha colpito tutti – la più disastrata d’Europa, in un navigare a vista che ha lasciato il Paese in macerie, un’eredità pesante, persino per Draghi, nella speranza che ora si riesca finalmente a voltare pagina.