Dopo la carente gestione degli ammortizzatori sociali, nel mirino la decontribuzione

Fra le prime cose che il presidente del consiglio dei ministri incaricato, Mario Draghi, che potrebbe trovare utile fare, potrebbe entrare di diritto una verifica con il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. Il professore indicato dal Movimento 5 Stelle al vertice dell’Istituto previdenziale, non più di alcuni giorni fa, si è proposto quale pilastro per la digitalizzazione del Paese, fungendo da interfaccia fra la pubblica amministrazione e il cittadino. L’autopromozione trae sicuramente origine dal crescente peso che l’Istituto ha registrato nel corso degli anni, ma, principalmente, negli ultimi dodici mesi, quando si è ritrovato a gestire larga parte delle misure Covid-19, ad eccezione dei ristori alle imprese, transitati per l’Agenzia delle entrate. A causa anche dell’enorme mole di lavoro, come evidenziato in più occasioni da Cgil, Cisl, Uil e Ugl, pure all’interno del Civ, l’Inps ha finito per accumulare un significativo ritardo, in molti casi, ad esempio gli ammortizzatori sociali, difficile da giustificare. L’ultima lamentela è riferita alla mancata attuazione della partita relativa alla decontribuzione, in particolare per le assunzioni nel Mezzogiorno. Ad oggi, le risorse stanziate sono inutilizzate, con l’Inps che, a sua volta, scarica la colpa sul mancato via libera della Commissione europea. Insomma, un pasticcio che il segretario generale Ugl, Paolo Capone, chiede di sbloccare.