Lo rivela uno studio realizzato dall’Università di Padova

Uno studio italiano potrebbe rivoluzionare il modo in cui “scoviamo” i casi Covid-19. Fino ad oggi, infatti, abbiamo utilizzato i tamponi. Da domani, però, potremmo usare uno strumento invasivo. Secondo uno studio realizzato dall’Università di Padova – a condurlo, il professor Mario Plebani, Direttore del Dipartimento interaziendale di Medicina di Laboratorio, con il coinvolgimento di oltre 5.500 dipendenti dell’Ateneo –, i test salivari molecolari risultano altrettanto efficaci. Tutti i dipendenti con risultati positivi alla saliva sono stati sottoposti entro 24 ore al tampone nasofaringeo, e i test hanno avuto una concordanza nel 98% dei casi. Ai partecipanti è stato chiesto di raccogliere da sé il campione di saliva, masticando per almeno un minuto un batuffolo di cotone al risveglio. Il campione è stato consegnato ad uno degli otto punti di raccolta. Nel periodo di tempo osservato, sono stati identificati 62 campioni positivi, con una frequenza dello 0,31%. «Entro 24 ore dal risultato positivo, è stato attivato il tracciamento dei contatti per dipendenti e studenti che frequentano lo stesso ambiente di lavoro questa strategia ha permesso di identificare tre altri dipendenti positivi, che sono stati immediatamente isolati, impedendo così lo svilupparsi di focolai all’interno dell’Università», ha riferito il professore Plebani, aggiungendo anche che, «nello stesso lasso di tempo, 102 dipendenti hanno ricevuto diagnosi di infezione da Sars-CoV-2 da esame nasofaringeo eseguito alla comparsa di sintomi compatibili con infezione da Covid19 o in seguito a contatto con soggetti positivi». Lo studio giunge ad una conclusione molto interessante. Quale, esattamente? A spiegarlo è proprio chi lo ha condotto, sottolineando che lo studio «ha dimostrato come la saliva auto-raccolta permetta di superare il collo di bottiglia legato alla raccolta di campione nasofaringeo, procedura più invasiva, mantenendo l’accuratezza diagnostica».