In aumento il numero degli accordi applicati nelle aziende del nostro Paese

I dati che maggiormente risaltano dalla lettura del report periodico sulla contrattazione collettiva prodotto dal Cnel sono due: l’alto numero di contratti collettivi sottoscritti e, soprattutto, il fatto che la maggior parte di questi sono scaduti, con tutto quello che ne consegue per il lavoratore dipendente in termini di potere d’acquisto e di rispetto degli aspetti normativi. Al 31 dicembre scorso, i contratti collettivi nazionali di lavoro censiti dal Cnel sono 935, in crescita nell’ultimo semestre del 2020 di 23 nuovi accordi mai prima censiti. Occorre però evidenziare come, in molti casi, si tratta di accordi collettivi, per così dire, fotocopia o quasi, viste alcune resistenze che si riscontrano in campo sindacale, sia sul versante del lavoro dipendente che su quello datoriale. Ma più ancora dell’alto numero di contratti collettivi, pesa, ed anche in maniera molto significativa, il numero dei contratti scaduti alla stessa data. Parliamo di 587 contratti collettivi non vigenti, pari al 62,8% del totale. Si tratta, soprattutto, di oltre dieci milioni di lavoratori dipendenti, un numero decisamente alto e cresciuto nel corso del 2020. La situazione è peggiorata nel corso del secondo semestre del 2020, a conferma di come il Covid-19 abbia finito per incidere pesantemente su tanti aspetti, compreso quello delle relazioni industriali che, infatti, hanno stentato a decollare.