I dati Istat, si tratta del peggior calo, dopo quello del 2009, da inizio serie storica

Nel 2020 la produzione industriale ha chiuso l’anno con un crollo dell’11,4%, realizzando il peggior risultato dall’inizio della serie storica dell’Istat (iniziata nel 1990), dopo la caduta registrata nel 2009. Il calo, emerge dalle tabelle dell’Istituto nazionale di statistica, è stato comune a tutti i raggruppamenti principali di industrie, con i beni strumentali a soffrire maggiormente, con un -13%. Per i beni di consumo la contrazione è stata invece dell’11,4% (-11,7% per i beni di consumo durevoli e -11,4% per i beni di consumo non durevoli), per gli intermedi dell’11,9%, mentre per l’energia del 5,1%. Nel solo mese di dicembre l’indice ha invece registrato una flessione mensile di due decimi di punto, riflettendo il calo dello 0,3% dei beni di consumo (+1,3% per i durevoli e -0,8% per i non durevoli) e il -0,8% della produzione di beni strumentali, controbilanciati dagli aumenti dell’1% e dell’1,8% rilevati rispettivamente per i beni intermedi e per l’energia. Per quanto riguarda invece l’andamento tendenziale, l’Istat segnala un calo dello 0,8%, in questo caso penalizzato dalla debacle dei beni di consumo (-3,3%, con un -0,7% per quelli durevoli e un -3,8% per i non durevoli) e dell’energia (-4%), bilanciata, non a sufficienza, dai segni “più” dei beni strumentali (+0,5%) e dei beni intermedi (+2,9%). «Il progressivo recupero dopo il crollo di marzo e aprile – spiega l’Istituto nel commento ai dati – ha subito una battuta d’arresto nei mesi recenti, impedendo il ritorno ai livelli produttivi precedenti l’emergenza sanitaria: nella media del quarto trimestre l’indice destagionalizzato è, infatti, ancora inferiore del 3,1% rispetto a febbraio 2020».