Governo: entro venerdì Draghi dovrebbe chiudere la partita. Il nuovo esecutivo dovrebbe avere una significativa presenza di donne e sottosegretari alla presidenza politici. Ricordando sempre le parole del Capo dello Stato che lo vuole «di alto profilo, che non debba identificarsi con nessuna formula politica»

È in questa settimana, di seconda tornata di consultazioni, che si delineerà nella mente del presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi, la squadra del Governo tecnico di unità nazionale voluto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il timing è il seguente: oggi e domani nuovo giro di consultazioni, partendo dai partiti più piccoli per finire con i più grandi. Per mercoledì Draghi dovrebbe tornare al Colle per riferire al Capo dello Stato. Troppo presto? In realtà non c’è molto tempo da perdere: non solo perché non è nelle intenzioni né di Draghi né di Mattarella di mettersi a trattare con i partiti, ma per l’urgenza e la gravità della crisi. Tant’è che, se tutto filasse liscio, venerdì dovrebbe esserci già il giuramento e le parti sociali dovrebbero ricevere la convocazione dopo l’insediamento di Draghi. Occorre infatti affrontare il primo decreto sanitario dell’era Draghi da varare tra sabato e domenica. Lunedì 15 scadono una serie di misure importanti impostate all’inizio dell’anno, tra le quali il decreto Ristori 5 con i suoi 32 miliardi di euro, ottenuti con l’ennesimo e ultimo scostamento di bilancio. Ma il cuore del suo programma sarà senza ombra di dubbio il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) o, altrimenti detto, Recovery Plan con i 209 miliardi di finanziamenti europei, attraverso i quali far partite la tanto attesa modernizzazione del Paese sostenuta da opportune riforme. Sarà solamente ritoccato o totalmente riscritto? Per capirlo bastano le parole di Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani, audito oggi dalla commissione Bilancio della Camera. Nel Recovery Plan italiano non solo «al contrario della versione presentata a dicembre, non è descritto come il piano verrà gestito, ossia la sua governance», ma addirittura «c’è troppa poca enfasi sull’importanza del capitale umano, che è il vero motore di sviluppo di ogni Paese. A pagina 12 e 13, dove si parla dei “nodi da risolvere”, non è neanche menzionato il problema del capitale umano, e quindi della pubblica istruzione e della ricerca. Non deve sorprendere che le risorse allocate a pubblica istruzione e ricerca siano soltanto il 12,7% del totale». Senza tralasciare che «nelle prime pagine il Piano nazionale di ripresa e resilienza definisce la strategia di crescita che l’Italia dovrebbe seguire. Questa parte, che è fondamentale, deve essere molto migliorata».